domenica 8 febbraio 2009

Riflessioni sul turismo di massa

fonte:
http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=8831

di Chiara Meriani
“Dovunque tu vada, vacci con tutto il cuore!”. Questo antico proverbio cinese racchiude il senso di un nuovo modo di fare turismo: responsabile, sostenibile, rispettoso.

Se si escludono le attività illegali (droga e armi) soltanto l’industria del petrolio supera in fatturato quella turistica: secondo i dati raccolti dalla WTO (World Tourism Organization, Organizzazione Mondiale del Turismo, www.unwto.org) nel 2006 il mercato turistico ha creato un fatturato di 733 miliardi di dollari, ovvero due miliardi al giorno. Quasi un miliardo di turisti muovono ogni anno non solo se stessi, ma anche molto denaro, e le cifre sono in crescita. L’Organizzazione Mondiale del Turismo prevede che nel 2020 oltre un miliardo e mezzo di viaggiatori varcheranno i confini del proprio paese. Un mercato sempre in crescita, uno dei pochi che continua a produrre denaro e posti di lavoro, nonostante crisi economiche, instabilità politiche e catastrofi naturali.
La domanda è: dove, per chi e soprattutto a quale prezzo si muove il turismo? In due parole: chi ci guadagna e chi ci rimette? L’80% dei turisti appartiene solo a una ventina di paesi, dislocati nel Nord del mondo. Chi è nato in un paese povero non viaggia. Spesso non può nemmeno godere del luogo dov’è nato: in Tailandia come a Santo Domingo (e la lista potrebbe continuare) molte delle spiagge, spesso la maggioranza, sono di proprietà di grandi alberghi e villaggi turistici: la popolazione locale non vi può accedere. Niente mare, per chi ha avuto la sfortuna di nascere in un paradiso tropicale.

Impatto economico
I benefici apportati dal turismo ai Paesi in via di sviluppo sono limitati: solo la minima parte del reddito vi rimane, mentre il 70-80% finisce nelle tasche degli imprenditori stranieri, soprattutto nei casi di vacanze all inclusive, villaggi turistici e crociere. Questi modelli di turismo non permettono alcun contatto – se non rapido e superficiale – con la popolazione (e l’economia) locale. Nei casi migliori, ai Paesi di destinazione rimane il 50-60% del reddito creato dal turismo.
Ma non è soltanto una questione economica: il turismo, com’è stato concepito e realizzato fino ad ora, ha spesso “consumato” i luoghi in cui ha messo piede, creando false aspettative, conoscenza fittizia, immagini stereotipate. Certo, modificare è inevitabile: ma perché modificare in peggio? Spesso gli effetti di uno sviluppo abnorme e deregolamentato del turismo sono stati deleteri per la natura, le tradizioni e la cultura dei “paradisi incontaminati”.

… e impatto culturale
E non si tratta soltanto della barriera corallina in pericolo o dell’estinzione di qualche rara specie animale: l’impatto del turismo è stato, e continua ad essere, violento anche sull’uomo. Il benessere che trasuda da un turista in vacanza non può lasciare impassibile chi vive in povertà. L’impatto della cultura occidentale – nei suoi aspetti consumistici che la vacanza mette in risalto – può portare alla distruzione dell’identità di un popolo o al peggioramento delle sue condizioni di vita. Non avendo la possibilità di guadagnare in modo lecito dall’economia del turismo, molte persone cercano di ottenere comunque dei vantaggi immediati, anche rubando. Chiunque sia andato a fare un viaggio in un paese povero sarà stato “assaltato” da bambini con occhi tanto furbi quanto supplicanti. Per non parlare di conseguenze ancora peggiori: alcune zone del sud-est asiatico sono diventate tristemente famose per il turismo sessuale, anche a scapito dei bambini. Le popolazioni che dovrebbero essere padrone in casa propria, meta di tanti turisti, hanno il diritto di essere prima di tutto tutelate e aiutate a sviluppare la propria economia. O forse dovrebbero essere semplicemente lasciate libere di gestire le proprie terre e le proprie risorse, anche quelle turistiche. Ecco dunque la necessità di trovare un’alternativa al turismo di massa e di viaggiare senza mai lasciare a casa il rispetto. Il turismo responsabile dunque propone di viaggiare in modo più consapevole, favorendo un turismo sostenibile, che appoggi l’economia locale e stimoli lo sviluppo sociale. Un turismo non solo rispettoso della natura, ma anche delle abitudini, delle tradizioni, della cultura di un paese, che proponga un rapporto autentico con i luoghi e le popolazioni, senza barriere come i cancelli “dorati” dei villaggi turistici.
Un turismo vissuto come opportunità di conoscenza reciproca, arricchimento culturale ancor prima che economico. Un turismo che offra, a visitati e visitatori, soddisfazioni più grandi e risultati più duraturi.