sabato 13 dicembre 2008

Appello Fini-Travaglio

fonte:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

di Massimo Fini e Marco Travaglio

Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano.

Da un punto di vista formale la cosa è legittima. La nostra Carta prevede, all’articolo 138, i meccanismi per modificare le norme costituzionali. Ma farlo a colpi di maggioranza lede i fondamenti stessi della liberal-democrazia che è un sistema nato per tutelare innanzitutto le minoranze (la maggioranza si tutela già da sola) e che, come ricordava Stuart Mill, uno dei padri nobili di questo sistema, deve porre dei limiti al consenso popolare. Altrimenti col potere assoluto del consenso popolare si potrebbe decidere, legittimamente dal punto di vista formale, che tutti quelli che si chiamano Bianchi vanno fucilati. Ma la Costituzione non ha abolito la pena di morte? Che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Elementare Watson. Senza contare che a noi la Costituzione del 1948 va bene così, e non si vede un solo motivo per stravolgerla (altra cosa è qualche ritocco sporadico per aggiornarla).

Com’è possibile che in una democrazia si sia giunti a questo punto? Non fermando Berlusconi sul bagnasciuga, permettendogli, passo dopo passo, illiberalità e illegalità sempre più gravi. Prima il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) che è il contrario di un assetto liberal-liberista perché ammazza la concorrenza e in un settore, quello dei media televisivi, che è uno dei gangli vitali di ogni moderna liberaldemocrazia. Poi un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio. Quindi le leggi “ad personas”, per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, “ad personam” per salvare se stesso, il “lodo Alfano”, che ledono un altro dei capisaldi della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Infine una capillare, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura non solo per metterle la mordacchia (che è uno degli obbiettivi, ma non l’unico e nemmeno il principale della cosiddetta riforma costituzionale), ma per instaurare un regime a doppio diritto: impunità sostanziale per “lorsignori”, “tolleranza zero”, senza garanzia alcuna, per i reati di strada, che sono quelli commessi dai poveracci.

Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento e di quei fantocci che sono i presidenti delle due Camere, padrone assoluto del centro-destra, se si eccettua, forse, la Lega, padrone di tre quarti del sistema televisivo, con un Capo dello Stato che assomiglia molto a un Re travicello, Silvio Berlusconi è ormai il padrone assoluto del Paese e si sente, ed è, autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le reti televisive nazionali, che pur controlla nella stragrande maggioranza (ieri, in presenza del suo inquietante annuncio, si sono occupate soprattutto della neve), di “insultarlo”, di “denigrarlo”, di essere “disfattiste” (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlare troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa (mentre lui, il genio dell’economia, non si era accorto, nemmeno dopo il crollo dei “subprime” americani, dell’enorme bolla speculativa in circolazione).

Poi, non contento, ha intimidito i direttori della Stampa e del Corriere (il quale ultimo peraltro se lo merita perché ha quasi sempre avvallato, con troppi silenzi e qualche adesione, tutte le illegalità del berlusconismo) affermando che devono “cambiare mestiere”.

Questa escalation berlusconiana ci spiega la genesi del fascismo. Che si affermò non in forza dei fascisti ma per l’opportunismo, la viltà, la complicità (o semplicemente per non aver capito quanto stava succedendo) di tutti coloro che, senza essere fascisti, si adeguarono.

Ma sarebbe ingeneroso paragonare il berlusconismo al fascismo. Ingeneroso per il fascismo. Che aveva perlomeno in testa un’idea, per quanto tragica, di Stato e di Nazione. Mentre nella testa di Berlusconi c’è solo il suo comico e tragico superego, frammisto ai suoi loschi interessi di bottega.

Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi “alla pari” col Presidente del Consiglio? “A brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: “Se tutto è assurdo”, grida Ivan Karamazov “tutto è permesso”.

Massimo Fini
Marco Travaglio

Intervista a Fausto Cavalli - Latte crudo e disinformazione



Firmate la petizione al Ministro delle Politiche Agricole Zaia e al sottosegretario Martini, promossa dal Consorzio Tutela Latte Crudo contro la chiusura preventiva dei distributori di latte crudo.
http://www.ipetitions.com/petition/consorziotutelalattecrudo/index.html

venerdì 12 dicembre 2008

Monte San Pietro: consapevolezza e rivoluzione

fonte:
http://www.decrescitafelice.it/?p=396#more-396

di Salvina Elisa Cutuli - articolo tratto da www.terranauta.it

10.000 abitanti e un’amministrazione illuminata. In pochi mesi a Monte San Pietro (BO) si è passati dal 25 all’80% di raccolta differenziata. E mentre in molti cercano siti per nuove discariche, loro ne chiudono una. Com’è stato possibile tutto ciò? Grazie al coinvolgimento della popolazione.
Monte San Pietro e i suoi cittadini sono l’esempio concreto che le cose possono cambiare anche in poco tempo. Basta solo volerlo.
Non stiamo parlando di una città utopica ma di un piccolo comune in provincia di Bologna, di 10.000 anime circa, riconosciuto anche come comune virtuoso per i grandi risultati ottenuti grazie alla raccolta differenziata porta a porta partita nello scorso novembre.
Tutto è nato dopo tre anni di lunghe e faticose trattative in seguito alle quali il comune è riuscito, nel luglio 2007, a mettere in pratica un progetto che permettesse lo sviluppo e il diffondersi della raccolta differenziata. La sfida più grande poi, è stata quella di sensibilizzare i cittadini attraverso un progetto di comunicazione che potesse sostenerli in questo grande sforzo, da tempo annunciato dall’amministrazione ma fino ad allora mai concretizzato.
Attraverso assemblee pubbliche (circa quaranta organizzate in modo da consentire a tutti di poter intervenire, scaglionando i partecipanti nel corso degli incontri), attività con le scuole, attività di sportello presso gli uffici comunali e attività di tutoraggio, tutti i cittadini sono stati resi partecipi ed incoraggiati a qualsiasi forma di sperimentazione e di condivisione. In questo modo, sono state contattate telefonicamente 1800 famiglie; 2000, invece, hanno partecipato agli incontri e 3500 hanno ricevuto la visita dei tutor (ragazzi reclutati nello stesso paese che hanno seguito un percorso di formazione), mentre 200 sono stati i condomini visitati dai gestori per il posizionamento dei bidoni e 700 i bimbi che hanno partecipato alle attività didattiche.
Questo è quanto è emerso dall’intervento di Manuela Ruggeri, Assessore all’Ambiente del comune di Monte San Pietro, al convegno “RIfiuto: RIduco, RIciclo” tenutosi a Gambettola lo scorso 25-26 ottobre.
Manuela Ruggeri - che nel mandato precedente, in qualità di Assessore all’ambiente e sviluppo sostenibile, si era dedicata ad attività estrattive, produttive, promozione del territorio e pari opportunità - ha sottolineato più volte il risultato sorprendente ottenuto grazie alla collaborazione dei cittadini e alla grande ricettività che li ha contraddistinti. Risultato ottenuto ancor prima che scoppiasse l’emergenza in Campania e che si diffondesse, quindi, una maggiore sensibilizzazione al problema rifiuti nelle popolazioni coinvolte in percorsi simili a questo.
Ma non è tutto. La Ruggeri spiega alla platea come nella presentazione delle scelte ambientali che avevano spinto l’amministrazione ad optare verso questa nuova direzione, siano state inserite foto di discariche e di inceneritori, poiché il 90% degli abitanti di Monte San Pietro non sapeva esattamente cosa fossero e come funzionassero.
Suscitare l’orrore, il disagio e il disgusto, a volte aiuta a rimuovere quella patina di ignoranza che è causa di non attenzione, di disinteresse e di noncuranza, e che impedisce di filtrare la realtà tangibile e palpabile rendendola poco chiara e quindi sconosciuta.
Ma non è stato tutto semplice. Inizialmente le persone avevano mostrato molte resistenze. In molti, ad esempio, si chiedevano: “come faccio a buttare in bidoni così piccoli così tanta immondizia?” Cinque mesi dopo l’inizio della raccolta differenziata porta a porta, non solo le perplessità erano scomparse, ma i cittadini si sono dimostrati entusiasti e soprattutto più consapevoli della produzione dei rifiuti, tanto da sollecitarne una riduzione a monte.
Questa presa di coscienza e di consapevolezza da parte dei cittadini di Monte San Pietro è in contrapposizione con il luogo comune secondo il quale “argomenti difficili” come quelli inerenti i rifiuti, il riciclaggio e la raccolta differenziata, interesserebbero a poche persone.
Del resoconto di Manuela Ruggeri, infatti, impressiona la velocità con cui le seguenti pratiche si sono diffuse:
- il compostaggio dei rifiuti domestici, messo in pratica da mille famiglie e dai bimbi della scuola materna ed elementare;
- il last minute market che consente di recuperare ciò andrebbe buttato via e che viene invece nuovamnte immesso nel circuito a fini di beneficenza;
- un grosso gruppo di acquisto solidale sorto grazie al sistema del porta a porta e alle assemblee collettive attraverso le quali è nata una maggiore socializzazione tra i cittadini del piccolo comune;
- il mercatino dell’usato gestito dai bimbi che, nel corso dell’anno, hanno realizzato questo evento insieme alle loro famiglie, con scambio e piccole vendite;
- una maggiore distribuzione di contenitori per acqua alla spina e per detersivi alla spina (quest’ultima in corso di allestimento).
E fu così che la raccolta differenziata è passata dal 25,5% all’80%, mentre solo il 20% di rifiuti viene mandato in discarica. A tal proposito la Ruggeri ha ricordato che “il prossimo anno, la discarica vicino Monte San Pietro verrà chiusa. Se potessimo avere un impianto alternativo sarebbe davvero bello. Mi piacerebbe replicare il progetto della Poli (Carla Poli, titolare del Centro Riciclo Vedelago, in provincia di Treviso, che pratica la raccolta differenziata al 99%, ndr) nella mia provincia”.
Sarebbe bello che queste parole piene di speranza diventassero realtà perchè, come ci dimostra lo stesso caso di Monte San Pietro, alla fine non è così difficile realizzare i sogni e smuovere gli animi della gente per accelerare il passo verso un cambio di rotta che possa garantire un futuro alla vita umana su questo pianeta.

mercoledì 10 dicembre 2008

Il miserabile maestro Gelli contestato a Sanremo

fonte:
http://www.danielemartinelli.it/



Tanto per smentire quelli che dicono che i frequentatori dei blog sono capaci soltanto di fare i guerrieri della tastiera, vorrei segnalare come su Youtube, sempre più spesso, appaiano video di privati cittadini indignati grazie alla cultura diffusa dalla Rete, che scendono in piazza per rinfrescare la memoria ai lobotomizzati televisivi.

A Sanremo, l’altro giorno, per i “martedì letterari” c’era in qualità di ospite d’onore Licio Gelli. A riceverlo, oltre alle solite impellicciate fans di Emilio Fede, anche un civile gruppo di cittadini armati di megafono e cartelloni, che sono addirittura entrati nella sala conferenze.
Peccato che, a parte testate locali e filo-libere, dai soliti media di regime non si sia letto e visto nulla della contestazione proposta nel video. Segno che Gelli, ancora oggi, per la gerontrocrazia conta.
Un plauso ai ragazzi del meetup di Sanremo, testimoni di un’Italia indignata e dotata di memoria. Mi sarebbe piaciuto esserci.

Soltanto 3 anni fa una scena così sarebbe stata quasi impossibile. Oggi, con un numero sempre maggiore di cittadini informati grazie alla condivisione delle notizie in Rete, e grazie agli esempi di coloro che prima di altri si sono esposti, le cose stanno cambiando. E cambieranno sempre più incisivamente.

BIOWASHBALL

La uso già da qualche mese e ne sono davvero contento, vi consiglio di provarla.

Cnr: La bollitura in parte svilisce le caratteristiche d´eccellenza del latte crudo

fonte:
http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=16999

Continuiamo il nostro approfondimento sulla distribuzione e consumo di latte crudo alla spina e sui potenziali collegamenti rispetto ai casi di infezione renale (9 in due anni) che si sono registrati nei bambini
di Federico Gasperini

FIRENZE. Continuiamo il nostro approfondimento sulla distribuzione e consumo di latte crudo alla spina e sui potenziali collegamenti rispetto ai casi di infezione renale (9 in due anni) che si sono registrati nei bambini. Abbiamo sentito Roberta Lodi del Cnr Ispa di Milano che da molti anni si occupa delle problematiche inerenti il latte, che in particolare ci parla della situazione in Lombardia.

Dottoressa, ritiene sufficienti le misure previste nella normativa in vigore per garantire la sicurezza igienica dell´alimento e quindi la salute di chi lo consuma?
«E´ dal 2004 che in Regione Lombardia si eseguono controlli a tappeto sul latte crudo venduto direttamente in azienda dall´allevatore. Prima di arrivare alla definizione dei parametri analitici attualmente previsti in Lombardia tutti coloro che intendevano intraprendere questa attività sono stati ripetutamente controllati. Il Servizio Veterinario della Regione, l´Istituto Zooprofilattico di Brescia ed un progetto ad hoc finanziato dalla Regione Lombardia al CNR ISPA (ero la responsabile del progetto) in associazione con l´Associazione Regionale Allevatori della Lombardia, hanno eseguito una quantità enorme di analisi e verificato che la qualità igienico-sanitaria era sempre ottimale. In particolare sono state anche valutate le prestazioni delle diverse macchine erogatrici. Tutti i responsabili di tali attività sono in continuo contatto, pronti eventualmente ad intervenire. Il Dott. Mario Astuti, direttore del Servizio Veterinario della Regione Lombardia, ha tutto il materiale che occorre per dimostrare come l´attenzione a questo problema non sia mai venuta a meno».

Rispetto ai casi di infezioni registrati, anche se il collegamento con l’ingestione di latte crudo e con il batterio Escherichia coli O157 deve essere ancora definitivamente dimostrata, cosa può essere "sfuggito" nella filiera dei controlli? La contaminazione potrebbe derivare dal consumo di altri alimenti o è da escludere?
«Non so in quale Regione si siano verificati tali casi, si può comunque dire che la contaminazione potrebbe benissimo derivare dal consumo di altri alimenti, così come per i casi registrati prima del 2004 (anno di "avvento" della cosiddetta moda del latte crudo!) in tutta Italia. Non conoscendo il tipo di intervento attuato in altre Regioni, si può ipotizzare che effettivamente i controlli sui diversi allevamenti non sia stato così sistematico come previsto».

Il sottosegretario alla salute ha dichiarato che è necessario bollire il latte crudo prima del consumo. Se il latte si dovesse bollire obbligatoriamente non pensa che tanto valga consumare latte fresco pastorizzato magari ad Alta qualità?
«Reputo che le caratteristiche di eccellenza del latte crudo siano in parte svilite dalla bollitura. E´ certo che il latte pastorizzato di alta qualità è meglio di un latte bollito, magari non in modo corretto. A tal fine il Consorzio Tutela Latte Crudo ha preparato un Comunicato dal titolo “Obbedisco”da affiggere nei punti vendita in cui si tranquillizzano i consumatori invitando a consumare il latte crudo previa bollitura, ma contemporaneamente vengono forniti i “numeri” del lavoro svolto fino ad oggi, e viene denunciato l’attacco al settore».

In generale cosa pensa di questa modalità di distribuzione? Può avere futuro in Italia?
«Io ho creduto e credo tuttora che gli allevatori che hanno intrapreso questa attività sin dall´inizio erano e sono in buona fede, credono in quello che fanno e conoscono perfettamente gli aspetti positivi e negativi di questa nuova "filiera corta". Il rischio è legato a coloro che vedono in questa attività una forma veloce di guadagno e forse non si fanno troppi scrupoli, così come fanno al contrario i veri fautori di tale vendita».

Il latte scomodo

fonte:
http://www.comunivirtuosi.org/

Sabato 06 Dicembre

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
"In questo momento è in atto un violento ed ingiustificato attacco alla vendita diretta del latte crudo.

Questo dopo ben quattro anni, in cui centinaia di migliaia di cittadini, ogni giorno acquistano il latte crudo presso i distributori self service senza che vi sia stato un solo caso provato di patologie causate dal nostro latte, costantemente monitorato mediante migliaia di analisi effettuate dal Servizio Sanitario Pubblico ed in autocontrollo.

La verità è che stiamo dando fastidio a qualcuno che vuole farci chiudere. La vendita diretta è l’alternativa concreta alla globalizzazione dei mercati; c’è chi ha interesse a far morire anche gli ultimi allevatori rimasti.

Noi abbiamo a cuore la salute delle persone; in questo momento chiediamo non ci venga impedito di continuare la campagna di raccolta fondi con Telethon, per dare il nostro contributo a sostegno della ricerca contro le malattie.

Aiutateci a difendere un modo di vendita trasparente, controllabile, che permette ai consumatori di avere il miglior prodotto ad un prezzo onesto, riducendo gli sprechi e salvaguardando l’ambiente."

Associazioni Provinciali Allevatori, Pisa – Lucca – Livorno

Morale a terra

fonte:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

9 dicembre 2008, in MARCO TRAVAGLIO

Il dibattito sulla “questione morale a sinistra” si fa ogni giorno più elevato. I pregiudicati De Michelis, Di Donato e Pomicino si consolano perchè il più pulito ha la rogna, nella speranza che le mani sporche altrui puliscano le loro. Al Tappone, presentando il suo candidato in Abruzzo Gianni Chiodi, ovviamente inquisito, punta il dito contro le porcherie degli altri. I quali, nonostante gli sforzi, non ce l’hanno ancora fatta a eguagliare le sue. Infatti gli rispondono che lui ha portato in Parlamento un bel po’ di condannati e inquisiti. Vero, peccato che ne abbian portati anche loro. Ma un po’ di meno. Sono come quella signora citata da Enzo Biagi, la cui figlia era “incinta, ma solo un po’”. Quando Beppe Grillo, al V-Day dell’anno scorso, raccolse un mare di firme per una legge di minima decenza che espella almeno i condannati dalle liste elettorali, mancò poco che lo impiccassero: la legge di iniziativa popolare langue in commissione Affari costituzionali, presieduta dall’ottimo Carlo Vizzini, salvato dalla prescrizione per la maxitangente Enimont. Violante (avete capito bene: Vio-lan-te) ha finalmente individuato il nemico da battere: i magistrati, che “hanno troppo potere”, dunque bisogna levargliene un po’, d’intesa con Al Tappone che non vede l’ora. Piercasinando, dopo un vertice con Cuffaro e col commissario Udc di Legnano appena arrestato per spaccio di droga, invita il Pd a liberarsi di Di Pietro, pericolosamente incensurato. Intanto Capezzone (dicesi Ca-pez-zo-ne) intima alla sinistra di scusarsi con Craxi. Poi - come ha scritto un ragazzo sul mio blog - chiederà a Olindo di scusarsi con la Franzoni.
(Vignetta di Molly Bezz)

lunedì 8 dicembre 2008

Viva i tedeschi (quando fa comodo)

fonte:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

7 dicembre 2008, in MARCO TRAVAGLIO

Berlusconi scioglie Forza Italia dopo 15 anni con un discorsetto di mezz’ora. Veltroni annuncia la rottura con Di Pietro a “Che tempo che fa”, da Fabio Fazio, ma poi si scopre che era uno scherzo. D’Alema commissaria Veltroni e auspica un leader di nuova generazione a “Crozza Italia”, e il suo non è uno scherzo. Chissà l’invidia di Bruno Vespa, abituato a ospitare le svolte politiche a “Porta a Porta”. Partiti, leadership e alleanze nascono e muoiono in tv, senza congressi né dibattiti interni. Dopodichè, tutti a interrogarsi sul discredito della classe politica e sulle “grandi riforme” necessarie per uscirne. Ne basterebbe una piccola piccola, ma rivoluzionaria: una legge sulla responsabilità giuridica dei partiti, che regoli la democrazia interna e la gestione trasparente degli enormi finanziamenti pubblici. Non occorrono voli pindarici: basta copiare dalla Germania, dove i deputati guadagnano la metà dei nostri, sono uno ogni 112.502 abitanti (da noi, uno ogni 60.371), e i partiti devono rispettare regole ferree: l’articolo 21 della Costituzione del 1949 e la legge sui partiti del 1967.

Strano che D’Alema, grande supporter del modello (elettorale) tedesco, non ne parli mai. In Germania ogni partito, per essere tale, deve riunire il congresso almeno una volta ogni due anni, dandosi un programma, uno statuto e un vertice. E ha diritto a finanziamenti statali solo se supera il 5% dei voti alle elezioni europee o federali e il 10% alle regionali. Sennò, nemmeno un euro. I partiti devono pubblicare rendiconti annuali con le entrate (pubbliche e private) e le uscite. Come da noi. Solo che in Germania chi presenta bilanci nebulosi o falsi è costretto dal presidente del Bundestag a restituire tutti i fondi statali. E se un partito riceve soldi illegalmente, deve pagare una multa del triplo della somma incassata, più il doppio se non l’ha messa a bilancio. Le multe vengono poi devolute dal Bundestag a enti assistenziali o scientifici. I bilanci dei partiti sono equiparati a quelli delle società: se falsi o poco trasparenti, chi li firma rischia 3 anni di galera.

Con queste regole, i partiti italiani sarebbero fuorilegge o avrebbero già chiuso per fame. E molti dei loro tesorieri sarebbero in carcere. Da noi i congressi o non si fanno (Forza Italia ne ha tenuti due in 15 anni di vita); o, se si fanno, sono finti (si sa chi vince in anticipo) o finiscono in risse sulle regole malcerte, le tessere fasulle e l’uso disinvolto dei cosiddetti “rimborsi elettorali” (usati addirittura per stipendiare i leader). D’Alema, sempre da Crozza, ha spiegato il discredito dei partiti italiani con la presenza di “troppa società civile: medici, imprenditori, avvocati anzichè politici di professione”. Strano: Obama è avvocato ma, essendo popolarissimo, ha raccolto fondi da centinaia di migliaia di cittadini, senza prendere un dollaro dalle casse dello Stato. In Italia, senza i soldi dello Stato, i partiti sarebbero tutti morti: dagli elettori non prenderebbero un euro. E provare a darsi una regolata, o almeno qualche regola?

domenica 7 dicembre 2008

Le accuse di Berlusconi e le colpe del Corriere

fonte:
http://www.canisciolti.info/articoli_dettaglio.php?id=16525

Blandamente criticato da Stampa e Corriere della Sera per una misura in fondo marginale come l'aumento dell'Iva a Sky (che non è come dice Veltroni, una Tv per tifosi squattrinati - quelli vanno allo stadio, in curva - ma per gente benestante) Silvio Berlusconi ha affermato che i direttori di questi due giornali dovrebbero cambiare mestiere. Il presidente del Consiglio ha detto testualmente: "In tanti dovrebbero cambiare mestiere, direttori di giornali e politici, ho visto che la Stampa ha titolato "Berlusconi contro Sky", ho visto le vignette del Corriere della Sera, ma che vergogna... dovrebbero avere tutti più rispetto per se stessi e fare un altro mestiere".

Ha ragione: se non per la Stampa senz'altro per il Corriere della Sera. Ma in senso diametralmente opposto a quello che gli dà il premier. La responsabilità del Corriere della Sera, un giornale dalle grandi tradizioni liberali e che si presenta tutt'oggi come liberale, è di aver non solo avallato ma sostenuto in questi decenni, attraverso i suoi principali editorialisti, Ernesto Galli della Loggia e Angelo Panebianco (nelle cronache è stato invece più equilibrato) le posizioni e le azioni illiberali del Cavaliere.

Il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) è il contrario di un assetto liberal-liberista perché, come insegnano al primo anno di Economia, e come scrivevano i padri di questo sistema, Adam Smith e David Ricardo, ammazza la concorrenza che è l'essenza stessa del liberal-liberismo e la cui mancanza è particolarmente grave nel settore dei media televisivi che sono il ganglio vitale di ogni moderna liberaldemocrazia.

Un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio, e di cui ci si accorge solo quando tocca anche i propri interessi (che è il caso di Sky). Le leggi "ad personas", per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, e "ad personam", per salvare se stesso, il "lodo Alfano", ledono un altro principio fondante di una liberaldemocrazia: l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Ma più gravi ancora sono state, a mio avviso, le continue e devastanti aggressioni alla Magistratura italiana, la sua delegittimazione. In terra di Spagna, davanti a tutta la stampa internazionale, allibita, Berlusconi dichiarò che "Mani pulite", cioè inchieste e sentenze della magistratura del suo Paese, di cui pur era premier, erano state una "guerra civile". Non c'è stata volta in cui Berlusconi o i suoi amici politici sono stati raggiunti da provvedimenti giudiziari che i Pm e i giudici non siano stati accusati di "uso politico della giustizia", un reato gravissimo peraltro mai dimostrato, fino ad affermazioni generiche ma non meno gravi: "i giudici sono antropologicamente dei pazzi", "la magistratura è il cancro della democrazia".

E così adesso anche Paolo Mieli si becca della "toga rossa". E ben gli sta. E anche all'inaudito volgare e violento attacco di Berlusconi, il Corriere ha reagito con un corsivetto tremebondo e una cronaca in cui la metteva sull'umorale.

Questo atteggiamento supino del Corriere, il più importante quotidiano italiano, non ha fatto il bene del Paese nè dello stesso Presidente del Consiglio. Lasciatagli passare, passo dopo passo, ogni cosa, il Cavaliere, che antropologicamente non conosce il senso del limite, si sente ormai autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le Reti televisive nazionali che pur controlla per i 3/4 di "denigrarlo", di "insultarlo", di essere "disfattiste" (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlar troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa.

Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento, padrone del centrodestra, se si eccettuano la Lega e l'Udc di Casini che ha avuto il coraggio morale di smarcarsi, padrone del sistema televisivo, ricco più di Creso, Silvio Berlusconi è ormai il padrone pressochè assoluto del Paese. E nessuno può più fermarlo. Una situazione che con la liberaldemocrazia non ha nulla a che vedere. E il Corriere della Sera ne è per la sua parte, che è una notevole parte, corresponsabile.

Massimo Fini - www.massimofini.it