sabato 11 luglio 2009

La fontana leggera di Monterotondo

Fonte:

Fontana leggera

È stata inaugurata venerdì 22 maggio a Monterotondo, la prima fontana leggera del Lazio e dopo soli 5 giorni dall'inaugurazione il contatore registrava ben 12.000 litri di acqua erogati.

Un dato importante che evidenzia come, grazie a questa opportunità, il rifornimento di acqua pubblica sia una scelta sempre più diffusa.

I litri di acqua “sfusa” hanno permesso di risparmiare le prime 8.000 bottiglie in materiale plastico che corrispondono a 10.880 kWh di energia eletrtica e 4.240 litri di acqua non utilizzate in fase di produzione.

Anche la CO2 è coinvolta in questa azione collettiva di risparmio con ben 560 kg di anidride carbonica non emessa.

La fontana, fortemente voluta dall'Assessore all'Ambiente e alle politiche giovanili del Comune di Monterotondo Luigi Cavalli, rientra all'interno del progetto Riducimballipromosso dall'Ente di Ricerca Ecologos avente come finalità la riduzione dei rifiuti alla fonte.

"Questa installazione della fontana pubblica alla spina è un tassello di un progetto più ampio del Comune di Monterotondo che prevede anche altri interventi per aumentare la sostenibilità dei consumi da parte dei cittadini, come i punti vendita dei detersivi, del latte, della pasta e dei cereali, tutti alla spina.” dichiara Luigi Cavalli - ”Si tratta di azioni concrete che avranno come risultato la riduzione dei rifiuti alla fonte, fatto utile questo anche in vista di un potenziamento della raccolta differenziata".

A poco più di un mese dall'inaugurazione, la Fontana Leggera di Monterotondo ha già raggiunto i 100.000 litri di acqua liscia e gasata erogati. Un successo per il Comune e per la cittadinanza che ha riscoperto una risorsa pubblica e ne apprezza le caratteristiche.

100.000 litri di acqua pubblica distribuita vogliono dire circa 65.000 bottiglie di plastica non utilizzate per il trasporto e il confezionamento delle normali acque minerali.

Il risparmio delle bottiglie si traduce in 88.400 kWh di energia non utilizzata, 34.450 litri di acqua non utilizzati per la produzione della plastica e 4.550 kg di emissioni di CO2 non immesse in atmosfera.

venerdì 10 luglio 2009

In 8 e in 14 vissero tutti felici e contenti

Fonte:

Marco Cedolin
Finalmente si è chiuso il G8 dell'Aquila, patetica kermesse a metà fra una rivista di gossip e un rotocalco televisivo di propaganda politica.
La congrega di marionette lautamente stipendiata attraverso il denaro pubblico ed impropriamente etichettata come "grandi della terra" da uno
stuolo di giornalisti sussiegosi, abituati a suggere la propria mancia dalla stessa fonte, si è profusa durante questi giorni in una rappresentazione tutto sommato mediocre.

Proclami generalisti privi di fondamento, buonismo di facciata dispensato a pioggia, vagonate di banalità spacciate come il risultato di complessi studi analitici, ottimismo fuori luogo sempre presente, al fine di dimostrare all'opinione pubblica che i mestieranti della politica continuano a tenere in pugno la situazione,a prescindere da quanto grave essa sia.

La crisi economica? Uno
spauracchio, vero e proprio incidente di percorso, che ormai i "grandi" si sono lasciati alle spalle, per approdare a breve nella verde vallata della ripresa e dello sviluppo.

I mutamenti climatici? Un problema tangibile che fortunatamente i "grandi" dall'alto della propria lungimiranza sono riusciti a risolvere in quel di Coppito, attraverso proclami e proponimenti privi di qualsiasi valenza scientifica ma pregni di buona volontà, che rimetteranno sicuramente a posto le cose entro il 2050.

La fame nel mondo? Una piaga da lenire attraverso l'elargizione di una ventina di miliardi di denaro pubblico a quegli
stessi soggetti che nel tempo hanno contribuito a rendere i paesi africani sempre più poveri e indebitati.

Poco importa se la fame sta iniziando a farsi strada anche nell'ex opulento occidente, dove le fabbriche chiudono, le code alle mense della Caritas s'ingrossano a dismisura e negli USA iniziano a proliferare tendopoli simili a quelle dell'Aquila ma destinate ad ospitare i poveri anziché i terremotati. Così come poco importa se il deterioramento dell'ambiente a livello globale continua a peggiorare in maniera esponenziale, mentre la malattia della biosfera, violentata dalla tecnosfera si fa ogni giorno più grave, infischiandosene delle rappresentazioni teatrali di un manipolo di cantastorie.
Una rappresentazione che nonostante la sua assoluta inutilità, al contribuente italiano è costata parecchio, senza ricevere nulla in cambio. Sempre che non abbiate trovato il modo per entusiasmarvi di fronte al nuovo vestito di Michelle, alla capacità di andare a canestro di Obama, al quadretto commovente costituito da Sarkò e Carlà mano nella mano o ai tanti complimenti che tutti gli ospiti si sono sentiti in dovere di rivolgere al nostro Presidente del Consiglio per l'impeccabile ospitalità, gentilmente offerta da tutti gli italiani che pagano le tasse e continueranno a pagarle fino a quando la crisi economica (quella che ormai ci siamo lasciati alle spalle) non li costringerà a prendere posto anche loro sotto ad una tenda, purtroppo molto meno lussuosa ed accessoriata rispetto a quella di Gheddafi.

L'insidia delle polveri sottili e delle nanoparticelle

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giovedì 9 luglio 2009

Piste di scii sull'Himalaya: gli abitanti dicono no

Fonte:

Dal 2005 la Ford Motor Company è in trattative con il governo locale del distretto di Kullu (India settentrionale) per la realizzazione di un impianto sciistico turistico da 300 milioni di dollari. Per la compagnia americana si tratta di un’opportunità di lavoro per 3500 contadini del luogo che, invece, da millenni cercano di non alterare l’armoniosità della natura e della spiritualità dei loro incantevoli luoghi.


di
Salvina Elisa Cutuli

himalayan ski village manali india
Borgo agricolo di Manali (India settentrionale) con 6000 anime a 2600 metri di quota dove dovrebbere sorgere il centro turistico
Che ci fa la Ford Motor Company nel borgo agricolo di Manali (India settentrionale) con 6000 anime a 2600 metri di quota?

Forse un’esplorazione alla ricerca della valli, della pace, del silenzio e dei ghiacciai scintillanti delle valli himalayane? Assolutamente no. La risposta è un impianto turistico sciistico di 300 milioni di dollari(2.400 ettari di superficie, hotel di lusso, chalet, strutture per meeting e conferenze, un centro divertimenti, ristoranti e negozi, e, ovviamente, tanti impianti di risalita e neve artificiale), la cui costruzione offrirebbe ai contadini del luogo 3500 posti di lavoro, ricchezza e tanta consumistica felicità. Peccato però che ai contadini di questo progetto non interessa nulla, e l’idea di dover rinunciare alle proprie abitudini e veder limitato il proprio rapporto con le risorse naturali li terrorizza.

I cittadini del distretto di Kullu, dove dovrebbe sorgere l’Himalayan Ski Village, non hanno infatti nessuna intenzione di convivere con ristoranti, seggiovie e turisti dediti allo snowboard (tra l’altro il centro disterà appena 45 minuti di volo da Nuova Delhi e sarà una facile meta per il turismo di massa), mentre per il miliardario americano Alfred Ford questo paradiso in cui natura e spiritualità si compenetrano in modo armonico non ha nessun valore.

Per tutte queste motivazioni gli abitanti della regione di Manali protestano nella speranza che qualcuno ascolti i loro “appelli” e si rivolgono al governo locale che, a loro parere, avrebbero messo in secondo piano le esigenze della popolazione per cedere alle allettanti adulazioni americane.

“Siamo contro questo progetto – spiega il rappresentante del gruppo cittadino di protesta, Maheshwar Singh – perché sappiamo che ci priverà di tanti diritti, limiterà il nostro accesso alle risorse naturali e danneggerà l’ambiente. La costruzione di questo impianto è qualcosa che va contro la nostra cultura e ferisce i nostri sentimenti. Siamo persone semplici, che vivono di quello che offrono terra, acqua e cielo”.

plastico centro turistico himalaya
Parte del plastico del progetto del centro turistico sciistico
Mikko Martikainen, l’esperto finlandese di neve artificiale che sta collaborando al progetto, rassicura la popolazione locale – impaurita anche dalle sostanze chimiche contenute nella neve artificiale che potrebbero danneggiare l’ambiente – “verranno usati solo metodi naturali e nessun additivo chimico”.

“Vogliamo promuovere turismo sostenibile ed eco-compatibile – ha dichiarato il direttore generale dell’Himalayan Ski Village, John Sims – e abbiamo predisposto programmi per mitigare l’impatto ambientale sia della fase costruttiva che operativa”.

Ma le paure non si fermano qui. L’accordo tra la Ford Motor Company e i vertici locali esiste dal 2005 e il legale Chandersen Thakur sostiene“stanno cercando di ingannare questa gente approfittando della loro ingenuità. Abbiamo chiesto al governo di fornirci tutta la documentazione riguardo al progetto, e in particolare al rapporto tra l’amministrazione e la compagnia che si occuperà dei lavori, ma non ci è stato ancora consegnato nulla”.

Il consiglio di amministrazione che si occupa del progetto assicura “abbiamo ascoltato le proteste e ne abbiamo preso atto. Presenteremo tutta la documentazione necessaria entro pochi giorni”.

Nella speranza che questo popolo non sia costretto ad emigrare verso altre regioni entro poco tempo dalla realizzazione del progetto, aiutiamoli a mantenere intatto quel paesaggio rarefatto di cime innevate, di sconfinati orizzonti, ma soprattutto i loro diritti umani e civili, firmando la petizione.