sabato 29 novembre 2008

O mio Dio! Sta arrivando il Natale!

fonte:
http://www.decrescitafelice.it/?p=380

27/11/2008
di Andrea Bertaglio

Già da un mese ci stiamo sorbendo le pubblicità delle promozioni natalizie, le quali, se ci avete fatto caso, vengono anticipate di anno in anno. Di questo passo, in futuro inizieremo a vedere lucine e babbi natale subito dopo Ferragosto (ovviamente lasciando il dovuto spazio ad un’importante festa d’importazione ed ai suoi gadget: Halloween). Inoltre, con la famigerata crisi economica mondiale, i tentativi di farci comprare qualcosa arriveranno a sfiorare il ridicolo, anche se non sarebbe la prima volta. Infatti, oltre alle ridicole e fastidiose uscite del nostro premier, che ritiene che la colpa della recessione ricada su chi non consuma (e non su chi ha speculato per anni sulle spalle altrui), ed ai patetici “aiuti” pubblici per rivitalizzare i consumi a cui stiamo assistendo in questi giorni in Gran Bretagna e Stati Uniti, come ci ricorda Maurizio Pallante ne “La decrescita felice” - Nel mese di dicembre del 1993 i giovani imprenditori dell’Unione industriale di Torino rivolgevano questo appello natalizio ai consumatori: “Per Natale un gesto di solidarietà. Regalatevi qualcosa. Magari italiano. Può sembrare strano” - premettevano - “abbinare la solidarietà all’invito di ricominciare a consumare in occasione degli acquisti per i regali di Natale. Eppure… - aggiungevano - chiediamo di farsi, o di fare un regalo in più, meglio se Made in Italy; di compiere un investimento nei consumi a favore di se stessi o dei propri cari, con la consapevolezza di contribuire così anche agli altri. Gli altri che non conosciamo, ma che lavorano per produrre e per vendere ciò che abbiamo deciso di acquistare”-. Questa trovata non era farina del sacco dei giovani imprenditori torinesi, ma come al solito un tentativo di scimmiottare un’iniziativa pubblicitaria della casa automobilistica Range Rover che, già due anni prima, chiedeva ai “consumatori” americani di comprare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di scongiurare il rischio di entrare in una fase di recessione. Insomma, non era necessario comprare un fuoristrada (anche perché non tutti possono permetterselo), bastava comprare qualcosa: buy something! Questa geniale iniziativa non solo non ha “salvato” nessuno dal rischio di entrare in recessione, né quindici anni fa né tanto meno oggi, ma ha spinto ad esempio il movimento Adbusters ad organizzare il “Buy Nothing Day” (http://www.adbusters.org/campaigns/bnd), che già da alcuni anni si propone di bloccare i consumi per un giorno, anzi due. Quest’anno infatti saranno il 28 novembre in nord America ed il 29 nel resto del mondo. Oltre a questa ormai popolare iniziativa anti-consumistica, gli Adbusters si spingono oltre, andando a toccare, ovviamente, quella che definiscono “il festival annuale dell’avarizia”, il Natale, con lo scopo di riportarci (anche in maniera piuttosto divertente, http://www.adbusters.org/campaigns/bnd#buy_nothing_christmas) un po’ di autenticità.
Il Natale, che dovrebbe essere un importante momento di raccoglimento, è diventato da tempo la più grande di tutte le farse: è la festa dello spreco, del superfluo, dell’ipocrisia. Il Natale come messa in scena del capitalismo terminale mette ansia a molta gente, ormai, ma in pochi riescono a sfuggire a queste convenzioni sociali letteralmente preconfezionate. Non mi si fraintenda. Il problema non è il dono in sé (che anzi la Decrescita si propone di promuovere), ma tutti problemi che questa mentalità dello sperpero ci ha imposto. Che regalo fare, dove andare a prenderlo, quanti soldi spendere, quante ore di coda fare. Senza considerare l’imbarazzo che si crea quando se ne riceve uno di cui non si ha assolutamente bisogno, o che semplicemente non ci piace. O vogliamo parlare di quei bambini che, dopo aver ricevuto in un quarto d’ora i regali che si dovrebbero ricevere nell’arco dei primi diciott’anni di vita (non sono quindi loro quelli da biasimare), riempiono di allegria natalizia la casa con dei laceranti pianti isterici?
Nessuno sta dicendo di non scambiarsi regali il giorno di Natale, o di non addobbare porte e finestre delle proprie case. Fa parte dei nostri usi, delle nostre tradizioni. Lo si è sempre fatto, bene o male. Ciò di cui ci si dovrebbe rendere conto, però, è che ancora una volta abbiamo passato il limite. Chi ha stabilito questo limite? I nostri stati d’animo quando pensiamo ai regali di Natale da fare; l’ambiente, che di consumismo non ne vuole più sapere; e soprattutto questa ormai arci-nota recessione, che imporrà un limite nel consumare anche a molti fra coloro che non si sono ancora accorti di averlo passato. Il “Buy Nothing Day” (vi ricordo, 29 novembre, per passare almeno un sabato fuori dai centri commerciali) o il “Buy Nothing Christmas”, con una miriade di altre iniziative più o meno interessanti, sono provocazioni, forse addirittura avvertimenti. Sperando, come sempre, che possano giungere alle orecchie non tanto delle classi dirigenti (che le tengono chiuse di proposito), ma delle voraci masse di “consumatori globali”.
Nonostante gli sforzi di pubblicitari ed esperti di marketing, quest’anno le vendite non saranno ai livelli degli anni precedenti. Ma va bene così. In questo modo riusciremo forse a ridare il giusto valore non solo ai beni materiali, ma al Natale stesso e a tutto ciò che rappresenta, sia a livello religioso che non. Ci aiuterà a capire che lo scambio del dono dovrebbe essere un piacere, un gesto spontaneo, che possibilmente non provochi ansie. E ci ricorderà, forse, ciò che diceva il filosofo greco Aristippo già quattro secoli prima di Cristo: “La cosa migliore non è privarsi dei piaceri, ma possederli senza esserne schiavi”. Una massima che va ben oltre il Natale, perché può racchiudere ogni aspetto della nostra vita.

L'antimafia spaccata e ferita dai colossi politicizzati dell'antimafia

fonte:
http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=6792&Itemid=1

Scritto da Ufficio di Presidenza
giovedì 27 novembre 2008

Sta accadendo un qualcosa di inquietante e disgustoso. L'antimafia civile e sociale attaccata da colossi politicizzati dell'antimafia.
La politica è riuscita a fare quello che non era mai riuscita a fare la mafia, nemmeno con le sue infiltrazioni (che ci sono state e sono state pesanti). Il metodo è lo stesso, mafioso o stalinista, come lo si voglia chiamare. Dopo essersi "comprati" strutture e uomini, dopo aver posto le basi del ricatto, oggi agiscono per cancellare quell'antimafia civile e sociale che non accetta di mostrarsi ossequiosa verso il Potere o reticente e silente verso quei fatti e quei nomi del Potere che si vogliono "intoccabili"...
Le "armi" sono le stesse, delegittimazione, accuse infamanti, pressioni per piegare la schiena di quanti non chinano il capo davanti alle nefandezze e alle mistificazioni, di ooloro che non rinunciano all'esprimere il proprio pensiero senza ipocrisia, ma facendo nomi e cognomi. E' questa la cultura figlia del compromesso morale che è ormai incarnata dai colossi politicizzati dell'antimafia. Una cultura che accetta la contiguità e la collusione di quella zona grigia, offrendo il proprio manto di copertura. E' così che questi, chi oggi gestisce "Libera contro le mafie" come chi oggi gestisce la Fondazione Caponnetto, si mostrano amici, ad esempio, di Maria Grazia Laganà, indagata dalla DDA di Reggio Calabria e dalla cui linea telefonica, di parlamentare componente della Commissione Antimafia, il fratello Fabio chiamava il sindaco di Gioia Tauro Del Torrione, legato alla cosca dei Piromalli, per passargli notizie riservate. Fatto gravissimo. Grave come altri, che calpestano la memoria di Antonino Caponnetto e dei martiri della Giustizia, come Rosario Livatino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Questi colossi sventolano le bandiere dell'antimafia, della Legalità e della Giustizia. Usano grandi parole che toccano il cuore. Ma poi agiscono solo per la normalizzazione che la politica vuole, in cambio del sostegno (e sostentamento) che gli riconosce. E poi accusano, infangano, mortificano la dignità e calpestano i diritti di chi invece non si adegua, di chi non si omologa al loro pensiero ed agire figlio del compromesso morale. L'obiettivo è il solito: isolare e delegittimare chi è scomodo e - per loro - "destabilizzante". Così a Imperia vengono prese di mira le persone che non si sono mai piegate, così a Genova gli esponenti della Casa della Legalità vengono calunniati e isolati (link 1 - link 2), così a Firenze Benny Calasanzio subisce la minaccia e l'intimidazione... e gli autori sono coloro che innalzano le bandiere dell'Antimafia. Come anche nessuno dei colossi politicizzati dell'antimafia ha avuto la forza ed il coraggio di difendere e sostenere quanto denunciato da Salvatore Borsellino come da Pino Masciari, sulle collusioni e le infiltrazioni sino ai più alti livelli istituzionali delle mafie. Onestamente crediamo che il segnale sia che siamo sulla strada giusta... che la rete di iniziative ed azione che in questi mesi ed anni si è portata avanti con umiltà e decisione, rifiutando di divenire quell'antimafia "assistita" da cui da molto tempo il Centro Impastato ci aveva, con lungimiranza, messo in guardia, sta colpendo nel segno. Andiamo avanti e rispondiamo con i fatti, con il proseguire senza sosta questo cammino, con un compito ed una responsabilità in più: dover costruire una maggiore unità della rete che nel territorio e nelle scuole promuove concretamente un antimafia civile e sociale, che contrasta la cultura dell'omertà e dell'indifferenza e che sa essere capace di contribuire al lavoro della magistratura e dei reparti investigativi che, se lasciati soli, non possono certamente sconfiggere mafie che si sono fatte Stato. Noi sabato saremo a contestare civilmente, come nostra abitudine, la nascita di una "Libera" Liguria fagocitata dal Potere del partito del cemento, e già da ora, in quanto associazione che ha fa parte della Conferenza delle Associazioni della Fondazione Antonino Caponnetto, chiediamo la convocazione urgente di tale organismo e le dimissioni del Presidente Salvatore Calleri.
I colossi dell'antimafia politicizzata ed "assistita" hanno spezzato il sogno dell'unità, hanno scelto di farsi strumento, ennesimo avamposto mimetizzato della politica nella società civile, per organizzare il consenso e colpire chi non si omologa, usando e tradendo i sogni e le speranze, della buona fede di quanti hanno datoi la fiducia, la passione e le energie. Noi dobbiamo rispondere con l'unità, con la rete, dell'antimafia civile e sociale, che agisce, denuncia e fa inform-azione a 360°... l'unico cammino possibile per poter sentire "il fresco profumo della libertà".

Mara: Ministro dell'inopportunità

fonte:
http://www.canisciolti.info/articoli_dettaglio.php?id=16422

26 novembre 2008
L’abbiamo vista sorridente e composta alle Invasioni Barbariche. Più vigorosa e rigida da Matrix. Un soldato del partito, una tifosa indottrinata a dovere che ha studiato con cura la propaganda delle virtù berlusconiane. Bellissima. E’ il nostro Ministro delle Pari Opportunità. In soli due anni un’ascesa repentina, una cometa nel panorama istituzionale nostrano. Lei, che di stelle se ne intende, a destra. Così titola il suo libro. Pronta a difendersi dalla ferocia - come lei la chiama - delle insinuazioni che le piovono addosso. Quelle per cui sembra strano e suscita dubbi, a tratti ilarità, che in cosi poco tempo una giovane donna, il cui successo mediatico stava nelle sue forme esuberanti ora castigate da abiti d’occasione, con così breve esperienza politica potesse arrivare a fare il ministro. Rimangono dubbi su presunte scorciatoie, ma certezze in un impegno sul campo quasi inesistente. Intercettazioni sì o intercettazioni no. Perché non c’entra nulla l’anagrafica, il genere e la sua indubitabile bellezza. Tornano utili come argomenti di difesa, ma soffrono di un eccesso di ingenuità.

Alle persone di buon gusto i processi fatti nelle piazze del mercato, con linguaggio crudo e di facile tinteggiatura populista, non piacciono. E per questo non è piaciuto lo show di Sabrina Guzzanti. Ma il Ministro dovrà fare lo sforzo di comprendere che non tutti abbiano capito il perché le sia stato affidato questo incarico istituzionale cosi alto. A lei che viene da una laurea come tanti, da un passato di soubrette anche poco parlante, da una ridotta - se non quasi inesistente - esperienza politica.

Non se la potrà cavare facilmente con la teoria abusata della “politica del fare” e con il criterio della sua giovane età. Non le par vero di poter dire che anche il presidente designato USA sia un giovane uomo. Peccato che Obama nella politica sia cresciuto dagli anni della scuola, che di politica abbia vissuto da sempre. E che, a differenza di Mara, avendo qualcosa da dire, ha avuto qualche decina di milioni di voti per fare. Ma a Mara interessa il dato anagrafico. E’ tipico della scuola Berlusconi tagliare le cose a metà, leggere una parte per il tutto - quasi sempre la più insignificante - adescare il battibecco antisinistra piuttosto che rispondere alle domande. E Mara Carfagna cade proprio in questo trappolone. Dice che “Silvio fa quello che vuole, lui è così”, senza che gli venga in mente che il suo Silvio dovrebbe fare quel che deve e non quel che vuole. Una commediante dei dieci comandamenti di Silvio. Una scena irriverente per un Ministro.

Così pensa di poter liquidare con un “affatto traumatico” il passaggio dall’essere elettrice del Movimento Sociale a militante di Forza Italia, peccato che su quel confine ci passi un fiume di pensiero e di cultura politica. Ma forse il Ministro l’ignora. Lei è per la politica del fare. “Affatto traumatico” viene da pensare il passaggio da soubrette all’impegno politico. Peccato che solo lei, il Ministro Carfagna, ci veda una linea di assoluta coerenza e continuità. Insomma beata lei Ministro che vive in modo indolore passaggi e salti che per qualsiasi persona ragionevole costerebbero fatica immensa e rivisitazione profonda di sé.

Lei se la cava con il menù del giorno. Con l’elenco delle cose da fare. Pare di immaginarsela blindata nella sua stanza a lavorare instancabile ai provvedimenti e alle proposte di legge. Lei che divenne famosa per le pose indecenti, emana decreti contro l’indecenza. Lei che guida il Dicastero delle Pari Opportunità non avendo attraversato una pagina di pensiero delle donne e avendo fondato il suo successo mediatico sull’assoluta disparità storica che sempre ha vessato le donne in condizioni d’inferiorità sociale. L’esposizione del corpo, la misura del valore con le misure, il nudo come canale di conoscenza di sé. Eppure questa contraddizione le fa sgranare gli occhi quasi incredula, lei non la percepisce. O non la capisce.

Vorremo poter dire altro, ma il curriculum non è ricco. Sappiamo che la prostituzione è diventata un reato e che soffocare un problema è la ricetta che predilige per sanare ferite sociali cosi profonde che vengono da piaghe culturali forse in parte insanabili. Basta non vederle per strada. In questo incarna la natura più oscura del pensiero di destra, in questo non c’è nulla che sia autenticamente liberale, Ministro. Ma lei non lo percepisce. O non capisce.

Una sapiente intervista fatta da Daria Bignardi basta a farla cadere come una bambina impacciata nella diatriba sul conflitto d’interessi o su che fina abbiano fatto i comunisti. Non si capisce se li rimpianga o li maledica. Non si capisce se ne stimi il profondo senso dell’etica o se lo disconosca. Non si capisce o non capisce. Ma chissà cosa conosce delle sorti della morale e dell’etica nell’ideologia comunista. Come usa sempre dire, staremo a guardare le cose fatte. Ma la partenza non poteva sgombrare d’un colpo anni e anni di faticosa “Piazza Grande” e di calendari di sicuro successo. Solo lei può pensare di entrare al Parlamento uscendo dai Fatti vostri con Magalli, come se calcasse lo stesso sentiero. Insomma questo eccesso di ingenuo stupore o è studiato ad arte o adombra perplessità più offensive ancora della sua forse ridotta capacità politica.

L’umiltà di cui si gloria avrebbe dovuto dissuaderla da un incarico per il quale alcuna persona di buon senso si sarebbe potuta sentire pronta dopo soli due anni di militanza politica. L’umiltà avrebbe dovuto farle trascorrere un discreto periodo di tempo a studiare e a vivere nella politica prima di arrivare a ricoprire un ruolo cosi importante. Avrà fatto cosi per la recitazione e il balletto, non pensava di dover usare altrettanto riguardo per le Istituzioni del suo Paese? Ma lei ha risolto tutto in fretta. Cambiando pose e trucco.

Questo soltanto avrebbe potuto darle nel tempo la credibilità che ora esige mostrando poco altro che i suoi occhioni, l’etichetta della lavoratrice instancabile e le incursioni un po’ maldestre nella storia. Che fanno di lei una secchiona - direbbe l’onda studentesca - più che una donna di cultura con spirito critico. Non ci s’improvvisa politici, non è un mestiere, non esiste un collocamento. Ma della religione pubblica e del pensiero politico lei e il suo manipolo di cloni non si occupano. Non perdono tempo. E si vede.

Professano una strampalata politica liberal, mentre dimostrano senza troppi imbarazzi personali la più pietosa e riverente adulazione personale per il loro capo. Che ordina. E lei, la ministro di Silvio, esegue passo passo ogni pezzo del copione. Teleguidata, telecomandata, portata per mano. Come ai tempi di Mengacci. Qualsiasi cambiamento credibile non si risolve cambiando d’abito. Tagliando capelli e indossando camice abbottonatissime. Lei le contraddizioni le risolve così. Non le percepisce, o non le capisce. In trasmissione ha detto che ognuno è ciò che fa. E lei è ciò che ha fatto.

Da un medico del lavoro

fonte:
http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1431&Itemid=1

Scritto da Roberto Topino
venerdì 28 novembre 2008

Testo di Roberto Topino

I termovalorizzatori sono responsabili della diffusione di idrocarburi aromatici policiclici, di policlorobifenili (PCB), di metalli pesanti, quali piombo, zinco, rame, cromo, cadmio, arsenico, mercurio e di furani; inoltre, come qualsiasi processo di combustione, rilasciano nell'aria polveri sottili, la cui quantità emessa aumenta al crescere della temperatura (specialmente il particolato ultrafine PM<2,5).

A proposito di mercurio, la maggioranza degli studiosi sostiene che è pressoché impossibile escogitare sistemi efficaci per abbatterne con sicurezza l'emissione; ricordiamo che il mercurio provoca gravissimi danni al sistema nervoso centrale. Per quanto riguarda le polveri fini PM2,5 e quelle ultrafini (da PM2,5 a PM0,1) di tipo inorganico, va innanzitutto detto che non esistono filtri efficaci, per cui un limite alla loro emissione non sarebbe attuabile al momento, se non vietando il funzionamento degli impianti di incenerimento. Le nanopolveri o particolato ultrafine, cioè quelle a PM<2,5, sono responsabili, secondo dati OMS

del 2005, di un calo di vita medio di 8,6 mesi in Europa e di 9 mesi in Italia (morti cardiovascolari e respiratorie).

L'azione mutagena e cancerogena degli idrocarburi aromatici policiclici e del policlorobifenile è fin troppo nota, mentre per quanto riguarda il cadmio, questo ha mostrato un danno genotossico da stress ossidativi con accumulo nel sistema nervoso centrale, renale ed epatico e inoltre è causa di malformazioni fetali e cancerogenesi a carico di diversi tessuti.

La verità sulla termovalorizzazione si basa su leggi scientifiche esatte, nulla si crea e nulla si distrugge: se brucio una tonnellata di rifiuti produco una tonnellata di altre cose, in questo caso, più pericolose, che vengono disperse nell’ambiente.

Sono fatti che nessuno può contestare.



Cordialmente

Dott. Roberto Topino

Specialista in Medicina del Lavoro

Lodo Trota

fonte:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

29 novembre 2008, in MARCO TRAVAGLIO
Niente da fare. Neppure al terzo tentativo Renzo Bossi, secondogenito del Senatur, è riuscito ad acciuffare la maturità scientifica. A nulla è valso l’intervento del ministero dell’ Istruzione, retto dalla meritocratica Gelmini, che gli aveva concesso il terzo grado di giudizio. Quest’estate, dopo la seconda trombatura per “gravi lacune in quasi tutte le materie”, si era ipotizzata una sua imminente discesa in campo come delfino di cotanto padre: con quel quoziente culturale, aveva diritto quantomeno a un ministero. Ma l’illustre genitore smentì: “Più che un delfino, Renzo è una trota”. Dopodichè, essendo ministro delle Riforme, propose una riforma ad personam, anzi ad trotam: “Dopo il federalismo bisogna riformare la scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Un nostro ragazzo (uno a caso, ndr) è stato bastonato agli esami perché aveva presentato una tesina sul federalista Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire”. Detto, fatto. Il governo impose il terzo esame, alla presenza vigile di un ispettore ministeriale. Stavolta Renzo aveva lasciato perdere Cattaneo e aveva presentato una tesina in fisica. Ma non c’è stato verso. Ora, per evitare che il giovine finisca nelle grinfie di Brunetta come fannullone o in una classe differenziale per ciucci e immigrati (come da proposta leghista), non c’è che una soluzione: chiamare Ghedini e Alfano e approntare al più presto una legge ad hoc per trasferire l’esame a Brescia o, meglio ancora, garantire la promozione automatica ai figli delle alte cariche dello Stato, ministri compresi. Un Lodo Trota.

giovedì 27 novembre 2008

Avviso ai giornalisti imprudenti

fonte:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/271108-avviso-ai-giornalisti-imprudenti/

Strana persona, Berlusconi, avranno pensato in tanti, quando il 22 novembre, nel tripudio della folla di un cinema dell’Aquila, ha denunciato con vigore e in pubblico gli attacchi e “gli oltraggi” che gli vengono “da tutta la televisione” (in modo da far credere che persino Mentana e Carlo Rossella lo attaccano).

Strana persona nel giudizio di tante persone normali che si saranno dibattuti fra due domande.

La prima: Ma quando mai? Qualcuno ha mai assistito a un programma tv di ogni ordine e grado contro Berlusconi (a parte sporadici interventi di ospiti che però sono sempre più accuratamente pre-selezionati)?

La seconda: Ma questa strana persona non aveva appena finito di dedicare una ricca e colorata collezione di insulti (alcuni sul passato, altri sul futuro) di tutto ciò che lui considera a sinistra, che vuol dire qualunque segno di vita, anche mite e circospetto, fuori dai confini del suo potere (governo), del suo potere (azienda),del suo partito (proprietà personale con lavori in corso), del suo buon umore così festosamente disturbato da residui e disorientati miscredenti?

La risposta è ovvia e conosciuta da tutti, per entrambe le domande. Ma “tutti” non hanno più voglia di essere per sempre nella lista degli indegni e dei reietti e di perdere, a tutti i livelli, occasioni grandi e piccole, e di restare in balia dei vigili urbani, se capitano in qualche bella città leghista.

Per questo “tutti” tacciono o parlano d’altro. Ma lui, Berlusconi, vigila. E dall’Abruzzo, con quella sua strana e bizzarra protesta contro i conduttori televisivi che gli sono nemici (e che non esistono) sta dicendo: “Nessuno ci provi. So benissimo che ‘tenete famiglia’. Dunque in riga. Altrimenti la vendetta sarà immediata”.

Intanto però ricorda a tutti un principio fondamentale del suo modo di governare, a cui tiene molto, (ma guai se glielo dicono gli altri). Il principio è questo: “Il padrone sono io”. Padrone di governo e padrone, diretto o indiretto, di tutte le televisioni e aziende editoriali del Paese.

La folla del cinema “Massimo” de L’Aquila capisce bene, capisce subito e grida “cacciali via tutti”. La folla è persuasa che lui ne abbia il diritto e non ha intenzione di imbarcarsi in fastidiose distinzioni fra Tv pubblica e Tv privata e, meno che mai, nella stupida questione della libertà di stampa. L’atmosfera è molto 1922. “Puoi cacciarli? Si che puoi! E allora cacciali!”.

L’ammonimento è forte. E’ l’olio di ricino dell’Italia berlusconiana. Bevi una sorsata di servilismo e vai in onda.

Quanto alla Commissione di Vigilanza, è medico di guardia il Dottor Senator Riccardo Villari, eletto con raro fiuto e buona anticipazione dei tempi, nelle liste esclusive del Partito Democratico.

E adesso “a disposizione, Presidente”.

Furio Colombo

La sindrome del nano

fonte:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

27 novembre 2008
Marco Travaglio
A Stoccolma Roberto Saviano parla al mondo intero con Salman Rushdie, pochi giorni dopo che il governo svedese ha onorato il Nobel Dario Fo con uno speciale annullo postale. In Italia, per le cosiddette autorità, Fo è un mezzo terrorista. E il comune di Milano nega l’Ambrogino a Saviano e Biagi. Inutile riportare le ragioni addotte dai carneadi che occupano i banchi del Pdl. Ragioni inesistenti, come i loro sostenitori. All’origine di quel vergognoso No c’è sicuramente l’allergia dei berluscones agli uomini liberi, che continuano a dar fastidio anche da morti. Ma c’è anche il sacro terrore dei mediocri per il talento, la sindrome di Salieri dei nani della politica per i giganti che han saputo conquistarsi l’amore del pubblico. Ieri il solito poveraccio, già noto per aver insultato Biagi da vivo e da morto, è riuscito a sputare pure sulla tomba di Montanelli. L’ha fatto sul Giornale da lui fondato nel 1974, nel tentativo disperato di assolvere il padrone per la sua iscrizione alla P2, sostenendo che Montanelli “scrisse con il piduista Roberto Gervaso una Storia d’Italia in 6 volumi”. Non è vero niente: Montanelli scrisse i libri con Gervaso dal 1965 al ‘70, mentre Gervaso si iscrisse alla P2 nella seconda metà degli anni 70. E quando saltò fuori il suo nome nelle liste di Gelli, si ruppero i rapporti fra i due. Poi, quando Gelli insinuò cose false sui loro rapporti, Montanelli lo querelò e lo fece condannare per diffamazione. Lo sputo sulla tomba di Montanelli merita solo disprezzo. Ma, come diceva il vecchio Indro citando Chateaubriand, “il disprezzo va usato con parsimonia, in un mondo così pieno di bisognosi”.

Carta Oro

fonte:
http://ilcorrosivo.blogspot.com/

GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2008
Marco Cedolin

La distanza fra la politica ed i cittadini continua a farsi sempre più siderale, probabilmente dipende dal fatto che gli uomini politici una volta assurti agli sfarzi delle logge del potere hanno in tutta fretta dimenticato come vivono le persone normali o più semplicemente è da imputare al fatto che la politica ha ormai raggiunto un tale livello di autoreferenzialità da avere perso ogni residuo contatto con il mondo reale.
Sul finire di questo freddo novembre, mentre già le festività natalizie s’intravedono all’orizzonte ed i governi occidentali continuano a regalare miliardi alle banche (da sempre le aziende con più alta redditività al mondo) mentre si propongono di fare altrettanto con la disastrata industria automobilistica, seguendo le orme di quel vero simbolo del mercato liberista che sono gli Stati Uniti, anche in Italia il governo è in piena attività. Si è appena provveduto a donare Alitalia alla cordata d’imprenditori di rapina capeggiata da Colaninno, ma il vero obiettivo è costituito dal fronteggiare la crisi finanziaria e rinfocolare i consumi di Natale che sembrano in procinto di essere fagocitati dalla recessione.

Dopo il disastro della scuola di Rivoli, il cui soffitto è crollato in testa agli studenti, uccidendo un ragazzo di 17 anni e ferendone altri 20, Guido Bertolaso ha reso noto il drammatico stato in cui versano gli edifici scolastici italiani, affermando che occorrerebbe un investimento di 13 miliardi di euro per metterli in sicurezza. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che della tragedia di Rivoli non si è curato minimamente, ha annunciato con il sorriso sulle labbra di avere stanziato 16 miliardi di euro, non per evitare che le scuole crollino ammazzando gli studenti, bensì per costruire grandi opere, nella fattispecie (come da lui affermato) trafori alpini attraverso i quali convogliare il traffico merci che nei prossimi anni a causa della recessione aumenterà sicuramente a dismisura.

Il ministro Tremonti ha invece occhi solo per le famiglie e proprio ieri ha presentato alla stampa la “Social Card”, una sorta di carta di credito prepagata destinata a 1.300.000 italiani e contenente 120 euro da spendere negli esercizi commerciali convenzionati. La carta verrà ricaricata mensilmente di 40 euro dalla generosità dello Stato e potranno fruirne i cittadini ultra sessantacinquenni e le famiglie con figli piccoli (fino a 3 anni) che abbiamo un reddito fino a 6000 euro, non più di una casa e non più di un'auto. Senza entrare nel merito dell’entità dell’aiuto di Stato che sembra piuttosto misera per rivelarsi propedeutica all’incremento dei consumi e al mezzo con cui si è ritenuto di veicolarlo, non si può evitare di mettere in evidenza come il metro usato per aiutare i “poveri” non risulti assolutamente equilibrato, dal momento che tutti i disoccupati a reddito zero, senza figli o con figli grandi non usufruiranno neppure di questa elemosina.
Peggio di Tremonti sarebbero comunque riusciti a fare il PD e la CGIL che preferirebbero aiutare le famiglie più povere detassando le tredicesime, dimenticando che in Italia i più poveri, disoccupati e precari, la tredicesima non sanno neppure cosa sia.

Affrontare il profondo malessere economico che attanaglia le famiglie italiane, con carte di credito, una tantum e offerte promozionali è un po’ come prendere il mare in una giornata tempestosa a bordo di un materassino, con la speranza che la prima onda ci ributti a riva sul bagnasciuga anziché affogarci. Gli italiani che sono in sofferenza economica (tutti gli italiani che sono in sofferenza economica) non hanno bisogno di qualche elemosina formato “mastercard”, bensì di un reddito continuativo che consenta loro di vivere con dignità, di progettare un futuro, di non sentirsi al margine della società.
In un’Italia dove l’emorragia occupazionale sta crescendo a dismisura non servono a nulla le carte di credito modello Tremonti e meno ancora l’elemosina mirata a coloro che percepiscono la tredicesima, come gradirebbero la sinistra ed i sindacati.Occorre creare nuove opportunità di lavoro, magari indirizzando i 16 miliardi stanziati a favore delle grandi opere della mafia del cemento e del tondino (il settore che in assoluto genera il minore ritorno in termini di occupazione) per ristrutturare gli edifici scolastici e liberarli dall’amianto, magari procedendo a ristrutturare, nell’ottica di accrescere la loro efficienza energetica, il patrimonio immobiliare, magari riconvertendo quell’anacronistico dinosauro che è l’industria automobilistica alla costruzione di microcogeneratori per l’autoproduzione energetica, magari procedendo alla bonifica delle aree inquinate dai rifiuti tossici di provenienza industriale. Le occasioni certo non mancherebbero, quello che manca è purtroppo una classe politica che possieda una minima consapevolezza della realtà che la circonda e sappia affrancarsi, almeno un poco, dal suo ruolo di “cameriere” dei grandi poteri che ne gestiscono l’operato.

martedì 25 novembre 2008

Energia, risparmiamola

fonte:
http://www.kyotoclub.org/

Roberto Saviano: " Le mafie fatturano 100 miliardi di euro l'anno, può l'Europa rinunciare a questo denaro"?

fonte:
http://www.ecoblog.it/post/7262/roberto-saviano-le-mafie-fatturano-100-miliardi-di-euro-lanno-puo-leuropa-rinunciare-a-questo-denaro
martedì 25 novembre 2008 da Marina


Roberto Saviano durante il convegno che si è tenuto nei giorni scorsi a Parigi sulle droghe ha posto un domanda semplice e inquietante: “Le mafie fatturano 100 miliardi di euro l’anno nell’economia reale, può l’Europa rinunciare a questo denaro”. Notate: nel filmato si vedono le facce dei delegati europei che a questa domanda restano fisse e imbambolate, nel disperato tentativo di tenere sotto controllo l’imbarazzo.

Sapete, di quel monte affari, quanto ne producono le Ecomafie? 18 miliardi e 400 milioni di euro. Annui.
Scrive Legambiente :

Cosa nostra entra a pieno titolo nella gestione del ciclo dei rifiuti ed emerge la “multifunzionalità” del clan dei Casalesi, capace di spaziare dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dall’agricoltura al racket degli animali.

Riporto la domanda all’emergenza rifiuti e alle gestione rifiuti nel Paese: “Le ecomafie investono circa 19 miliardi di euro nella gestione dei rifiuti. L’Italia può fare a meno di questo denaro?

lunedì 24 novembre 2008

Spot elettorale offre lavoro

fonte:
http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/politica/elezioni-abruzzo/chiodi-offre-lavoro/chiodi-offre-lavoro.html

Un video sul sito di Chiodi, l'uomo che Berlusconi vuole come prossimo governatore
Promessa di colloqui di avviamento per chi si presenterà al gazebo del centrodestra

Abruzzo, bufera sul candidato Pdl
Accuse di voto di scambio. Storace (la Destra): "Roba da codice penale"
Il video intitolato "Tutti i giovani del presidenti" è stato poi rimosso
di GIUSEPPE CAPORALE

L'AQUILA - Il Popolo della Libertà, prima ancora di vincere le elezioni, offre opportunità di lavoro in Abruzzo. Con uno spot elettorale che finisce sul sito del candidato e su YouTube. Per poi pentirsi dopo un paio d'ore e ritirare in gran fretta il tutto. "E' stato solo un errore materiale", dicono dallo staff del candidato del Pdl Gianni Chiodi. Un "errore" nel quale si diceva che tutti i giovani che si sarebbero presentati con un curriculum presso i comitati, o i gazebo, sarebbero stati chiamati, entro due mesi, per colloquio, "selezione" e "avviamento all'imprenditorialità". Ma il colloquio per entrare in questo "generatore di sviluppo economico" avverrà solo a fine gennaio. Dunque dopo le elezioni regionali. Dopo che Gianni Chiodi, candidato presidente alla Regione, voluto da Silvio Berlusconi, sarà stato - eventualmente - eletto.

Proprio Chiodi ha pubblicizzato, in prima persona, questo tipo di messaggio elettorale, registrando lo spot "incriminato". Messaggio che è stato inviato (e frettolosamente bloccato) al circuito delle tv locali. Ma che nel frattempo era stato messo su YouTube e sul sito dell candidato presidente. Dove è rimasto per alcune ore.

"Abbiamo sbagliato dvd - dicono dall'ufficio stampa -, quello spot era già stato giudicato non opportuno e a rischio di strumentalizzazioni".

Ma l'iniziativa ha prodotto anche una lettera aperta ai giovani, dai contenuti analoghi: "Correte alle Bancarelle per Chiodi Presidente, rispondete ai 'questionari di auto-selezione', prenotate gli incontri di orientamento e formazione che partiranno dal gennaio 2009... Stringiamoci la mano e scambiamoci energia".

Ma la campagna pubblicitaria in questione è durata pochissimo, perché è stata travolta dalle polemiche e con un'accusa precisa: tentativo di voto di scambio, dice Francesco Storace, il primo a saltare sulal sedia: "Lo spot del Pdl è una vergogna, un fatto gravissimo in una regione già travolta dagli scandali. Adesso presenteremo subito una denuncia alla Procura della Repubblica dell'Aquila, perché qui siamo di fronte ad un reato penale. Un bieco tentativo di strumentalizzare i giovani, di far leva sulle loro insicurezze. Il lavoro è un diritto non un favore in cambio del voto. Una roba così, non l'avrebbe fatta nemmeno Achille Lauro...".

Rabbia e indignazione invece da parte di Rifondazione Comunista. "In Abruzzo sembra che non si possa proprio prescindere dal clientelismo, ora addirittura finisce in uno spot - commenta il segretario regionale Marco Gelmini - abbiamo chiesto a Chiodi di rimuovere quel video e lo ha fatto. Resta l'amarezza di come ancora si intenda la politica in questa regione".
(24 novembre 2008)

Nuove strategie per il diritto all’acqua

fonte:
http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=16747
24/11/2008
Il nuovo “vento” che viene dagli Stati Uniti servirà per riconoscere finalmente il diritto all’acqua? A giudicare dalla discussione (praticamente assente sul tema) che si è tenuta in campagna elettorale tra Obama e McCain l’argomento non pare una priorità anche se nel programma del nuovo presidente Usa sono trattati alcuni punti riguardanti la risorsa idrica.

Sul tema specifico del diritto all’acqua è emersa da tempo e da più parti la necessità di promuovere un trattato in ambito Onu che riconosca internazionalmente il diritto all´acqua come diritto umano fondamentale, e che in quanto tale, non possa essere comprato o venduto per la realizzazione di un profitto economico.

Obama pur ritenendo che l´accesso all´acqua potabile debba essere una priorità basilare per le organizzazioni internazionali dello sviluppo così come per i governi nazionali, ed anche per la politica di assistenza per i paesi sottosviluppati, non ha (per ora) espressamente dichiarato di essere disposto a promuovere un trattato Onu che definisca l´acqua come un diritto umano fondamentale.

Del resto sono proprio gli Stati Uniti che hanno voluto procrastinare il riconoscimento di questo diritto mettendo fine alle speranze che si erano alimentate nel corso del 2007. Infatti in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (Nazioni Unite, 10 dicembre 1948) su sollecitazione dei Movimenti e dell’assemblea Amece (marzo 2007), era stata intrapresa da alcuni governi (tra i quali quello tedesco, svizzero, italiano, boliviano), un’iniziativa al Consiglio dei diritti dell’uomo, per rilanciare la proposta per far riconoscere dall’Onu il diritto umano all’acqua con una dichiarazione specifica, aggiuntiva a quella del 1948.

Il 20 marzo scorso la doccia fredda: in seguito al veto opposto dagli Stati Uniti (sostenuto dal Canada e da altri Stati), la VI° sessione del Consiglio per i diritti umani ha deciso di non prendere alcuna iniziativa in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale e rimandare ad un successivo rapporto tra tre anni, nel 2011. Di fronte a questo nuovo quadro, il Comitato italiano per il contratto mondiale sull’acqua e alcune Ong impegnate a sostenere la Campagna europea “Water – Accesso all’acqua attraverso la promozione dei diritti”, ha organizzato il convegno “Nuove strategie per il diritto all’acqua” che si terrà a Milano (palazzo Isimbardi, corso Monforte 35) nei giorni 28 e 29 novembre. L’evento sarà l’occasione per tracciare un bilancio della situazione, far conoscere le proposte delle Reti e
dei Movimenti impegnati nei vari continenti su questo tema, verificare i percorsi e le proposte con le quali istituzioni, espressioni organizzate della società civile possono rilanciare il riconoscimento del diritto all’acqua in occasione del prossimo Forum Mondiale dell’acqua (Istanbul –marzo 2009).

I medici per l´ambiente scrivono a Berlusconi per difendere il pacchetto clima-energia dell´Ue

fonte:
http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=16734

24/11/2008
Domani è la giornata internazionale dei medici per l´ambiente e l’associazione che ha sede in Italia ha scritto una lettera parte al presidente del consiglio dei ministri per sollecitare un diverso atteggiamento del governo italiano nei confronti del pacchetto clima energia dell’Unione europea.
Nella lunga lettera, argomentata con dati e riferimenti di organismi scientifici internazionali, si ritiene che «sia un errore strategico non aderire alle proposte presenti nel documento fortemente voluto dalla commissione europea sull’abbattimento delle emissioni dei gas climalteranti proprio per i rischi che si correranno non solo in campo ambientale, ma anche economico».

Nel lungo elenco che viene segnalato relativo alla possibilità di maggiore incidenza di patologie quali l’aumento della malnutrizione, del rischio di contrarre malattie infettive e respiratorie, l’aumento delle morti e degli incidenti causati da eventi estremi più intensi e più frequenti, l’aumento della frequenza delle malattie cardio-respiratorie causate dall’alta concentrazione di ozono sulla superficie terrestre, è evidente lo stretto rapporto che emerge tra effetti ambientali e incremento di patologie (alterazione dell’ecologia degli agenti infettivi diffusi dalle acque e dagli alimenti con aumento delle malattie diarroiche e di altre malattie legate al cibo e all’acqua; aumento dello strato di ozono stratosferico con aumento dei tumori delle pelle e delle cateratte) e come tutto questo sia strettamente correlato ad un aumento vertiginoso dei costi per la collettività.

«Il dato che per ogni euro investito nella lotta all’inquinamento ambientale si potrebbero risparmiare in Italia sei euro di spesa sanitaria e quattro euro di spese previdenziali merita una seria riflessione» scrivono nella lettera i Medici per l’ambiente e proseguono: «Oggi più che mai siamo convinti che sia l’”insieme ecologico” a dover indirizzare le scelte future in campo soprattutto economico-industriale. Considerare l’economia come un “sotto-insieme” dell’ecologia è il primo passo da compiere per avviarsi verso un percorso virtuoso che ci potrà portare fuori dalla situazione in cui siamo precipitati per le scelte sbagliate del passato».

L’associazione dei medici, si dice <

Per questo chiedono «che anche l’Italia aderisca al programma di riduzione delle emissioni previsto per i prossimi anni, convinti che i benefici economici, oltre che sanitari e di conservazione della biodiversità, sapranno ripagare gli sforzi delle diverse realtà imprenditoriali».
I medici per l’ambiente segnalano anche la necessità di una redistribuzione di oneri quando dicono che «non sia possibile continuare a far pagare in termini di riduzione dell’aspettativa di vita (quantificabile ad esempio in meno 30 mesi nel bacino Padano, il più inquinato d’Europa) e di qualità di vita soltanto ai semplici cittadini senza che ci sia un minimo impegno da parte delle realtà industriali per risolvere questo problema».

Per questo ritengono che «dichiarare l’impossibilità di adesione al progetto europeo con la motivazione di un impegno economico troppo gravoso per le industrie è a nostro giudizio una giustificazione prima di tutto antidemocratica oltre che, come abbiamo dimostrato, antieconomica e contro lo sviluppo di un diverso modo, più sostenibile, di pensare l’impresa».

Infine sostengono che «la sfida per invertire la progressione del danno ambientale debba partire proprio dall’Italia» territorio che, come evidenziato dal rapporto “Impacts of Europe’s changing climate” (http://reports.eea.europa.eu/eea_report_2008_4/en/ ) è quello risultato più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici.

Diventare Ecotariani?

fonte:
http://www.ecoblog.it/post/7244/diventare-ecotariani
lunedì 24 novembre 2008 da viviana

Vegetariani, Vegani, Fruttariani, Locavori… mancava giusto il diventare Ecotariani in questo variegato panorama di abitudini e scelte alimentari. Ho trovato la parola su un articolo del Guardian e devo dire che la cosa non mi dispiace. Mangiare Ecotariano in fondo vuol dire scegliere quello che mangiamo con un bel po’ di buon senso ambientalista.

Non ci togliamo niente, carne, pesce, si mangia tutto. Purché nel fare le nostre scelte ci sia dietro un bel ragionamento dell’impatto ambientale e sul clima del ciclo di produzione di quello che ci mettiamo nel piatto, e si scelga il cibo con impatto minore.
Partiamo da considerazioni generali: cereali e legumi hanno impatto minore della carne, carne bianca ha impatto minore di carne rossa (in termini energetici stretti, non in termini di “etica animale”), etc. Fin qui “tutto facile”, ma ovviamente non è così automatico andare al supermercato e capire cosa ha fatto meno male all’ambiente per arrivare fino a lì.
Così, buttiamo altre considerazioni generali che possono aiutare: scegliamo locale e biologico. Vero, in parte. Tutto vero sul biologico, sul locale dipende. Ricordiamoci il buon senso. Piccoli produttori europei possono consumare molta più energia rispetto a grandi produttori sudamericani per produrre e promuovere sul mercato i loro prodotti (così dice la giornalista del Guardian) per un fenomeno di economie di scala. Ovviamente se abbiamo un contadino nelle vicinanze, w il contadino che ci vende direttamente i suoi prodotti.

Passando poi ad altri esempi, riduciamo il nostro appetito per cose dolci ed elaborate. Il cioccolato fondente è sicuramente un alimento “ecotariano” rispetto a quello al latte, appunto non c’è il latte, quindi meno lavorazione, meno impatto sugli animali di allevamento, meno trasporto di materie prime, etc.
Riduciamo anche al minimo l’uso di surgelati o di prodotti che sono stati congelati e poi scongelati, o prodotti che per essere trasportati e venduti richiedono molti passaggi in celle frigorifere.

Insomma, tanti buoni consigli di “buon senso” appunto. Tanto che immagino che molti si chiederanno, “a che serve questo post? io le faccio già queste cose”. Niente, giusto per dire che ora, noi che stiamo attenti a queste cose, possiamo vantarci di avere un “nome”, siamo Ecotariani appunto.

Male che vada berremo urina depurata

fonte:
http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=16641

18/11/2008
di Federico Gasperini

FIRENZE. Mettendo insieme i dati di due rapporti resi noti qualche tempo fa, ma i cui contenuti sono tutt’oggi validi, si confermano le preoccupazioni per la qualità della vita dei nati nei primi anni del terzo Millennio e per le generazioni future.

Secondo le previsioni del “World population prospects: the 2006 revision”, nel 2050 la terra raggiungerà i 9,2 miliardi di abitanti e secondo il rapporto della Fao di inizio anno, sempre per la stessa data (2050), quasi due miliardi di persone potranno restare senz´acqua potabile ed anche altre risorse primarie scarseggeranno.

Rallentare questa tendenza significa sinteticamente e semplicemente (a parole), cambiare l’attuale modello di sviluppo e consumare meno (materia, energia, acqua). Del resto almeno attualmente è impensabile poter adottare su larga scala la stessa strategia della Iss (International space station) e trasformare l´urina in acqua fresca. Con la partenza dello Shuttle Endeavour, la Stazione spaziale internazionale si prepara ad ospitare il doppio degli abitanti: non più tre, ma sei.

Con l’aumento della popolazione, oltre a qualche “piccolo” aggiustamento logistico, pare che il problema più serio, sia rappresentato dalla riserva di acqua. Fino ad oggi i rifornimenti venivano effettuati dagli Shuttle, ma con l´aumento del personale e il “taglio” delle navette spaziali (previsto pare dal 2010), gli astronauti dovranno bere attraverso un altro sistema, senza interruzioni di alcun genere. Cosi con la “modica” spesa di 250 milioni di dollari (questo il costo dell’attrezzatura per la “depurazione”) la Stazione spaziale potrà riciclare l´acqua ricavandola dall´umidità e dall´urina degli astronauti stessi.

Dal punto di vista quantitativo l´obiettivo finale di questo progetto è riciclare il 92% dei liquidi per produrre fino a 23 litri d´acqua al giorno. Dal punto di vista qualitativo, secondo alcuni test effettuati sulla Terra, l´acqua ricavata dall´urina è persino più pura di quella che si trova allo stato naturale ed è buona dal punto di vista organolettico. Alcuni addetti ai lavori che hanno avuto l’onere della degustazione hanno notato un leggero retrogusto di iodio, non fastidioso. Per l’approvvigionamento idrico degli astronauti, ora si attendono conferme in ambiente a gravità zero, per chi rimane sulla Terra, chissà, il futuro è aperto.