sabato 10 gennaio 2009

Applausi, siam fascisti

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http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

10 gennaio 2009, in MARCO TRAVAGLIO

Un lettore domanda: “Non è esagerato parlare di fascismo sul caso Salerno-Catanzaro?”. Penso di no. Neppure il fascismo osò intromettersi in indagini in corso e nell’autonomia dei magistrati come sta facendo il governo col consenso di Pd, Anm e Csm. Mussolini istituì il Tribunale Speciale per i reati politici, ma per quelli comuni non intaccò l’indipendenza togata. Quel che sta accadendo contro la Procura di Salerno non ha precedenti. Alfano vuole trasferire i pm Apicella, Nuzzi e Verasani per “assoluta spregiudicatezza”, “mancanza di equilibrio”, “atti abnormi nell’ottica di un’acritica difesa di De Magistris e con l’intento di ricelebrare i processi a lui avocati”. Per la prima volta nella storia repubblicana, e pure monarchica, un ministro chiede di punire dei magistrati perché il contenuto delle loro indagini non gli garba. Presto trasferiranno i giudici perché le loro sentenze non piacciono al governo. Anziché insorgere contro questo abominio illegale e incostituzionale, l’Anm “prende atto con soddisfazione della tempestiva iniziativa del Csm e del Ministro della Giustizia”. Nel 2001, quando il Senato censurò un’ordinanza del Tribunale di Milano, l’Anm si dimise come nel 1924, quando si era sciolta dopo il delitto Matteotti e la svolta autoritaria. Ora, all’ennesima svolta autoritaria, nessuno protesta e l’Anm plaude “soddisfatta”. Poche ore dopo il Riesame di Salerno, unico tribunale abilitato a giudicare il merito del sequestro delle carte Why Not, lo conferma in toto. Ora si attende il trasferimento dei tre giudici del Riesame per aver osato dare ragione ai pm.

giovedì 8 gennaio 2009

Capitalismo e pacifismo

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http://www.movimentozero.org/mz/

6 gennaio 2009

Non sappiamo ancora se l’attuale crisi economica sia paragonabile a quella devastante del 1929-32 o se si tratti di una normale crisi ciclica destinata a risolversi presto. Se la prima ipotesi dovesse rivelarsi fondata, è utile riflettere su quanto accadde in quegli Anni Trenta, non perché la storia si ripeta tale e quale ma perché esistono comunque delle costanti che chi ragiona di politica non può ignorare.
La vulgata propinata nelle scuole afferma che dalla crisi si uscì grazie alle misure prese dal New Deal di Roosevelt, misure sostanzialmente keynesiane. Fu una svolta significativa, come lo è l’attuale intervento statale a salvare banche e imprese dopo trent'anni di martellamento ideologico sul Mercato che si autoregola. Fu una svolta significativa ma non risolutiva. Nel 1939 il Pil degli Usa era ancora inferiore a quello di dieci anni prima. Dalla crisi si uscì veramente grazie alla Seconda Guerra Mondiale. Fu un affare colossale per l’alta finanza e la grande industria americane. Mentre i nazisti sterminavano milioni di giudei, slavi, zingari, gli ebrei e i massoni che contavano rimettevano in piedi un sistema fortemente scosso, con la guerra e il grandioso affare della ricostruzione. La guerra mondiale fu l’occasione per ripristinare un sistema ferito a morte.
Mutatis mutandis, la storia potrebbe ripetersi. Se i normali strumenti per rimettere in moto la globalizzazione del capitale non dovessero essere sufficienti, una guerra capace di provocare il più diffuso macello di carne vivente che il pianeta abbia visto dai tempi dell’estinzione dei dinosauri sarebbe la soluzione più probabile. Una guerra senza Guerrieri, del tutto anacronistici da quando non si combatte più con la clava e con la spada, una guerra di droni, di robot, di ordigni teleguidati, di veleni chimici e radioattivi. Marciume e merda, non sangue di Eroi.
I detonatori sono già tutti pronti nel grande vortice che configura un cerchio col centro nella penisola arabica, la culla delle civiltà e delle grandi religioni monoteiste. La circonferenza passa dal Caucaso, scende fino alla penisola indiana comprendendo Afghanista e Pakistan, piega verso ovest includendo Iran e penisola arabica, si stende sull’Africa orientale (Somalia, Etiopia, Sudan), risale attraversando il Mediterraneo all’altezza del mare Adriatico, punta a est comprendendo la penisola balcanica, si chiude di nuovo nel Caucaso passando per il confine russo-ucraino, destinato a diventare caldissimo. Se divamperanno senza più controllo tutte le tensioni già innescate in questa vasta area, esploderà il mondo intero.
Ecco perché mobilitare tutte le energie ancora non ottenebrate dal lavaggio del cervello e dall’inciucchimento da droghe, per cercare di imporre la pace, o di impedire che scoppi un conflitto incontrollabile, è un obiettivo di primaria importanza. Non sarebbe il pacifismo generico delle anime belle. Niente da spartire con gli arcobaleni. Sarebbe la lucida strategia rivolta a impedire che le centrali dell’Impero tricefalo, New York, Londra, Tel Aviv, ricorrano al solito strumento estremo che consenta loro di rimettere in piedi il meccanismo che ci sta stritolando, perpetuando il folle pendolo della produzione frenetica cui segue la distruzione per ricostruire secondo la stessa delirante coazione a ripetere.
Lottare per la pace significa impedire ai Signori della finanza di uscire a modo loro dalle strettoie che essi hanno creato. Significa smascherare la realtà della follia in cui ci hanno scaraventati, perchè la crisi economica non è una sciagura da cui uscire il più presto possibile ma l’occasione di una svolta finalmente radicale: fare della crisi del capitalismo la fine della modernità. Si delinea un obiettivo unificante per le opposizioni vere: imporre la pace perché la crisi faccia il suo corso fino in fondo.

Luciano Fuschini

La globalizzazione del gas

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http://www.movimentozero.org/mz/

08/01/2009
"L'era del gas a poco prezzo sta finendo": ad affermarlo e' stato il premier russo Vladimir Putin, e queste sue parole hanno un che di sinistro e inquietante in epoca di recessione galoppante. E verrebbe da dire anche di globalizzazione galoppante: infatti in mezzo secolo di guerra fredda mai l'Urss bloccò le sue forniture ai suoi clienti europei, alleati o nemici. Con il libero mercato invece, la Russia la sta facendo diventare un'abitudine: l'ultima volta accadde nel gennaio del 2006.
Alla base dei dissidi tra Russia e Ucraina ci sono i due miliardi di dollari che la seconda deve alla prima in seguito alle forniture passate, e per questo Mosca, di rinnovare il contratto scaduto il 31 dicembre, non ha una gran fretta.
Già altre volte i due Paesi hanno affrontato crisi simili, a partire dal 1993. Tuttavia la Russia ha sempre ottenuto il denaro richiesto, anche perché appoggiava il governo ucraino in carica. Ma nel dicembre del 2004, con la rivoluzione arancione di Juščenko, inviso al Cremlino ma amico dell'occidente, il baricentro politico dell'Ucraina si è spostato sempre più verso l'Unione Europea. Fino alla richiesta di ingresso nella Nato.
Ovviamente la Russia non gradì: fino ad allora vendeva il gas agli ucraini al prezzo "politico" di 50 dollari ogni mille metri cubi. Quando però nel 2004 l'Ucraina ottenne dalla Ue lo status di economia di mercato, la compagnia russa Gazprom iniziò a tariffare il gas ai prezzi di mercato, arrivando fino ai 179,5 del 2008. Per il 2009 ne ha chiesti 250, sempre meno comunque dei 500 che pagano i Paesi dell'Ue, ma l'Ucraina ha rifiutato. Allora Putin ha rilanciato fino ai 418 dollari attuali. Avrà pensato: "avete voluto l'economia di mercato? Adesso vi adeguate. Se no chiedete il gas ai vostri nuovi alleati". Come dargli torto?
Così dal primo gennaio Mosca ha chiuso i rubinetti all'Ucraina. Per l'Europa ha garantito che il gas non subirà diminuzioni. Però intanto tutti i Paesi europei hanno segnalato dei consistenti cali nel gas russo, soprattutto quelli dell'est che ne dipendono totalmente. Gli altri - Italia compresa - ne dipendono solo parzialmente, e per loro ci sono per fortuna altri fornitori, quindi i rischi sono limitati.
Il problema però è che nessuno riesce a capire di chi sia la colpa di queste diminuzioni: i due Paesi si scambiano accuse, ma talvolta in passato l'Ucraina ammise che in caso di contratto non rinnovato con la Russia, sarebbe stata costretta a prelevare del gas diretto verso i paesi dell'Unione europea per garantirsi i costi di transito.
A noi non importa disquisire su chi delle due parti abbia la maggiore responsabilità in questo affare assurdo: la globalizzazione è la principale responsabile, poichè crea un mondo disperatamente instabile e tragicamente interconnesso, tale per cui basta una mancata firma su un contratto a far tremare un intero continente.

Massimiliano Viviani

Lobby continua

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8 gennaio 2009, in PETER GOMEZ

Fare politica vuol dire individuare i problemi e trovare le possibili soluzioni. È questo il motivo per cui andiamo a votare. È questa la ragione per cui (quando ci è ancora permesso) scegliamo il candidato "A" piuttosto che il candidato "B". Le domande che il cittadino si pone sono infatti semplici: mi posso fidare di quest'uomo?, di questo partito? E ancora: questo parlamentare o questo sindaco ha le capacità per migliorare le mie condizioni di vita o lo stato delle cose?
Anche quando la sfiducia nel sistema, o se preferite nella Casta, è generalizzata tutti finiscono per seguire più o meno questo ragionamento e alla fine la preferenza va a chi è considerato il meno peggio. Così alle ultime elezioni gli Italiani si sono sconsolatamente rivolti al centro-destra ritenuto più affidabile, meno litigioso e più efficiente del centro-sinistra. Il modo con cui il centro-sinistra (assolutamente analogo a quello del centro-destra) ha governato in molte realtà locali e gli scandali politico-affaristici che lo hanno coinvolto hanno poi finito per confermare negli elettori di Berlusconi la bontà della scelta a suo tempo presa. Detto volgarmente: se anche quelli di sinistra rubano non si vede perché debbano essere preferiti alla destra.

Ovviamente le cose sono molto più complicate, ma questi grosso modo sono i pensieri che passano per la testa dell'elettore medio. Silvio Berlusconi, forte di trent'anni di esperienza nel modo dei media e della pubblicità, lo sa e si muove di conseguenza: non per niente sostiene di voler riformare le intercettazioni e la magistratura per risolvere i (falsi) problemi della privacy e della libertà dei cittadini. Gioca cioè d'anticipo, individua quelli che secondo lui sono i mali, li pone al centro del dibattito, e propone soluzioni.

Il centro-sinistra invece non riesce nemmeno a segnalare con chiarezza le questioni da risolvere. La riprova è in quello che accade in questi giorni. Tutti nel Pd, ma anche molti nel Pdl, dicono che i continui scandali sono dovuti a una generale la debolezza della politica nei confronti delle imprese. Pur di garantirsi il consenso di amministratori locali e nazionali si vendono per due lire, nella speranza che l'imprenditore di turno sia in grado di appoggiarli nelle campagne elettorali future, e tessono fitte ragnatele di rapporti occulti che possano in qualche modo favorire le loro carriere. Questo generalizzato modo di fare ha ovviamente dei costi: l'amministrazione pubblica alla lunga diventa sempre più dispendiosa e inefficiente. Proprio perché governata direttamente da una politica che non si limita a fare le regole, ma interviene direttamente nelle scelte amministrative per favorire questo o quello.

Le soluzioni per tentare d'invertire questa tendenza però ci sono. E potrebbero essere oggetto di una grande campagna tesa a recuperare la fiducia degli elettori.

Il Pd, insomma, invece che inseguire Berlusconi sullo scivoloso campo della riforma della magistratura, dovrebbe proporre delle strade alternative. Per esempio: una legge che sul modello di quanto accade in altri paesi regolamenti in maniera ferrea l'attività dei lobbisti. Quancuno storcerà il naso, lo so. Negli Usa, dove la tradizione delle lobby corre di pari passo con la storia della democrazia, nonostante le leggi, gli scandali esplodono lo stesso. Ma almeno si sa chiaramente che cosa un uomo politico può fare e cosa no. Ma non basta: l'Italia ha firmato, ma non ancora ratificato, i trattati internazionali anti-corruzione. Il Pd, per essere credibile, dovrebbe chiedere che il parlamento, prima di occuparsi d'intercettazioni, li ratificasse: in questo modo anche nel nostro Paese il traffico d'influenza diverrebbe reato. Infine dovrebbe essere proposta una legge che stabilisca una volta per tutte in che modo i partiti devono tenere la loro contabilità e che riabbassi la soglia, fatta scandalosamente salire fino a 50mila euro da Berlusconi, oltre la quale i finanziamenti devono essere dichiarati.

Il centro-sinistra, insomma, dovrebbe approfittare della crisi per imporre la propria agenda. Lo farà? Non credo. Le idee camminano sulle gambe degli uomini (e delle donne). E di uomini da quelle parti se ne vedono ormai gran pochi