sabato 8 novembre 2008

La battaglia di Seattle

fonte:
http://it.peacereporter.net/articolo/12679/La+battaglia+di+Seattle

07/11/2008
Il film sulle grandi proteste che fecero saltare il round del WTO nel 1999

Seattle, 1999: la città Usa ospita la Conferenza ministeriale della World Trade Organization. Decine di migliaia di manifestanti arrivano da tutto il mondo per protestare contro l'organizzazione nata per tutelare le nazioni ricche e le multinazionali. Ben presto la protesta degenera nello scontro con le forze dell'ordine e viene dichiarato lo stato di emergenza.

Soggetto scritto e diretto da Stuart Townsend, che riesce a raccontare uno dei più importanti avvenimenti degli ultimi anni attraverso personaggi assai differenti tra loro. Dodici profili psicologici che si alternano, si intrecciano nel grande è palcoscenico della battaglia campale, prima non violenta e poi repressa con violenza dalla polizia, mentre i black block imperversavano sulle vetrine.

Un cast di 'big', un racconto avvincente, dove la fiction si avverte quasi senza fastidio, se non per alcune piccole forzature drammaturgiche. Riprese mozzafiato, un montaggio curato, fotografia ben studiata.

Un film dal profondo significato politico, che informa anche sulle successive tappe, dopo quello storico 1999, che dimostrò proprio con il popolo di Seattle, che era possibile oprganizzarsi attraverso la rete per dare vita a un movimento altermondialista.

 

Vi proponiamo il trailer ufficiale del film


Recensione di un film mai visto

fonte: http://www.movimentozero.org/mz/
7 novembre 2008
 
  
 
L’altra sera mi sono recato ad un cineclub della mia città, Padova, per assistere alla proiezione del film“Redacted” di Brian de Palma. Che non è avvenuta. Perché? Perché ne è stata ostacolata la visione, e non certo per volontà del cinema, ma per decisione della stessa casa di distribuzione in Italia. Perché mai una casa di distribuzione dovrebbe fare una cosa del genere? E sì che il film ha Venezia ha vinto il Leone d’Argento per la regia. Qual è allora il motivo? Semplice: censura. Attraverso cavilli burocratici la suddetta casa ha annunciato al cinema che se avesse proiettato il film (acquistato attraverso vie molto tortuose) sarebbero incorsi in beghe legali.
Ma perché censurare un film? Forse per l’unica ragione che esso fa pensare, e che non si unisce al coro degli establishment “che contano” e delle varie lobby sulle ultime guerre inaugurate dai paladini della libertà yankee e che proviene dagli stessi Stati Uniti. 
In “Redacted” una pattuglia di americani in Iraq stupra ripetutamente una ragazzina di 14 anni, per poi ammazzarla con tutta la famiglia. La pellicola è basata su una storia vera, che il governo cercò di insabbiare ma che poi trapelò, sollevando una grande indignazione. La narrazione avviene attraverso filmati di youtube, riprese amatoriali e reportage giornalistici. Il tutto creato dal regista stesso, ma che risulta totalmente reale e credibile. Un film, dunque, dichiaratamente realizzato per scuotere gli animi.
Eppure non ha conosciuto nessuna distribuzione. In America, la grande terra della democrazia, ha avuto unacircolazione limitatissima, è stato impedito al cosiddetto “grande pubblico” di conoscere la brutale verità pur sempre attraverso la finzione. E in Italia, essendo uno zelante zerbino dei Padroni, più realista del re, si è fatto anche di peggio. Ma la critica verso il potere, la sua gestione e le azioni del governo è il sale della democrazia. La libertà di parola e di espressione, tutelate solo nell’apparenza, sono invece una minaccia per il potere. Mettere veramente in discussione un governo e azioni di portata mondiale non sono tollerate. Riportare all’attenzione le atrocità di una guerra scatenata per gli interessi di pochi e di cui ormai non si parla più è un crimine. Si parla ancora dei morti che ci sono tuttora in Iraq? Si racconta che rimane un focolaio di terroristi (che hanno trovato terreno fertile grazie all’intervento)?
Nel nostro piccolo, qualcosa, forse, la possiamo fare. Comprare il film tramite internet, affittare una sala comunale, e proiettarlo. Io intendo farlo.

Francesco Viaro

Discarica di Chiaiano, i Comitati cittadini accusano: "Bertolaso e Giannini hanno fatto interrare eternit e amianto per screditarci"

fonte: http://www.ecoblog.it/post/7110/discarica-di-chiaiano-i-comitati-cittadini-accusano-bertolaso-e-giannini-hanno-fatto-interrare-eternit-e-amianto-per-screditarci#continua

pubblicato: venerdì 07 novembre 2008 da Marina 



Riguardo al ritrovamento di rifiuti altamente tossici (circa 10mila tonnellate tra eternit, amianto e altro ancora da identificare) avvenuto qualche giorno fa nella Cava di Chiaiano, a seguito di un ispezione condotta su richiesta del Procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore, il Presidio in difesa delle cave di Chiaiano e Marano ha una precisa opinione, ossia che quel materiale non sia finito li per caso (cioè frutto del business della camorra) ma trasportato e interrato dagli stessi militari su ordine del Sottosegretario Guido Bertolaso, per screditare quanti sono a difesa della zona e non intendono avere vicino casa una discarica.

A dimostrazione della loro tesi domani, alle 10,30 il Presidio terrà una conferenza stampa presso l’aula Magna M. Ripa di Palazzo Giusso (Università Orientale) dove sarà mostrato e poi distribuito pubblicamente l’intero materiale video raccolto.

Il breve video che vi segnalo su e che è stato distribuito in anteprima, mostra militari con maschere antigas, che circondano di filo spinato, una delle vasche ispezionate che contiene con ogni probabilità uno dei materiali pericolosi.

Scrive il Presidio in un comunicato stampa:

Nel video più ampio si vedrà come nella cava, in ottobre, viene realizzata una larga vasca e poi viene riempita di tonnellate di terra rimossa insieme a rifiuti speciali. Sulla base di quanto visto e filmato si è fatto un esposto alla magistratura. Come si potrà vedere dal suo protocollo, anche l’esposto precede (in questo caso di qualche ora) l’invio dei carabinieri nella cava. Abbiamo poi saputo, dalle parole dello stesso generale Giannini, che nell’area ci sono almeno diecimila tonnellate di amianto e soprattutto il quattro novembre c’è stata l’ispezione coordinata dal pubblico ministero Antonio d’Alessio che ha rinvenuto proprio nella cava delle vasche contenenti amianto, eternit e altri rifiuti speciali. In questo contesto, perciò, il video che mostreremo nella conferenza stampa solleva interrogativi gravi e inquietanti sull’origine di queste vasche e sul comportamento del Commissariato di governo e dei militari in merito alla gestione dei rifiuti tossici trovati nella cava!!

Da quanto tempo sapevano e come intendevano veramente trattare questi rifiuti!? Pur attendendo con rispetto l’operato della magistratura in merito all’accertamento delle responsabilità e alla tutela della salute della collettività, abbiamo deciso di rendere pubblico il nostro materiale. Questo perchè nella cava si continua a scavare e a movimentare e noi sentiamo la responsabilità di fare una completa informazione alla nostra comunità e alla città intera. Del resto ci sono evidenze che in una società aperta e democratica richiederebbero risposte politiche a prescindere dal profilo strettamente giudiziario. Ci chiediamo fin quando bisognerà aspettare per abbandonare questo folle progetto guidato solo dal business. E soprattutto fin quando si continuerà a espropriare la democrazia per affidare tanto potere a persone che ancora una volta hanno dimostrato nessun rispetto per la trasparenza e la tutela della salute dei cittadini. Quale fiducia dobbiamo avere dopo l’ennesima controprova di questo filmato!? Noi chiediamo le dimissioni di Bertolaso e di Giannini e la fine del Commissariamento! Il blocco immediato dei lavori per la discarica e la bonifica dell’intera area.

venerdì 7 novembre 2008

Nulla è impossibile

fonte: http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

Zorro
l'Unità, 7 novembre 2008  MARCO TRAVAGLIO

"In America - dice Obama - nulla è impossibile". Ma anche l'Italia non scherza, visto il benvenuto che gli han dato Gasparri ("ha vinto Al Qaeda") e Al Tappone("Obama è abbronzato"). La boiata razzista del Cainano s'inserisce in una tradizione che l'ha reso celebre nel mondo, perché è fuori dai patrii confini che dà il meglio.Le corna a Caceres, in Spagna. L'atterraggio in Estonia ("Bella, l'Estuania"). Le molestie a un'operaia della Merloni in Russia ("voglio baciare la lavoratrice più bella", con Putin che osservava gelido l'amico Silvio intento ad arrampicarsi sulla giunonica ragazza in fuga). Il ricordo dell'11 settembre ("voglio ricordare l'attacco del comunismo alle due torri"). Gl'insulti al mondo islamico ("Dobbiamo esser consapevoli dellasuperiorità della nostra civiltà su quella islamica, ferma a 1400 anni fa)". Le ganassate da latrin lover col danese Rasmussen ("E' più bello di Cacciari, lo presenterò a Veronica") e col tedesco Schroeder ("Parliamo di donne: tu te ne intendi, ne hai cambiate tante, eh eh"). Il "kapò nazista" al socialista tedesco Schulz. La mania di regalare orologi a chiunque, anche durante il G8 mentre parlava Chirac. E poi i tentativi di rimediare alle gaffes, raddoppiandole. Come quando rivelò di aver "dovuto riesumare le mie doti di play boy e fare la corte alla presidente Tarija Halonen per portare da Helsinki a Parma l'agenzia alimentare europea". La Finlandia protestò, e lui esibì una foto della Halonen: "Ma vi pare che io mi metta a far la corte a una così?". Pezo el tacon del buso. Infatti l'altroieri ha dato degli "imbecilli" e poi dei "coglioni" a quelli che non hanno gradito il suo umorismo da Ku Klux Klan, mandandolo alla fine "affanculo". Ora si spera che non incontri mai Mandela: "Ohè, Nelson, troppe lampade eh?".

Troppo alluminio nei cibi

di: Straker

Pubblichiamo un articolo tratto da Takecareblog.it sull'alluminio negli alimenti in quantità eccessive: le cause non sono soltanto da ricercare nelle confezioni costituite da questo metallo e nel sistema di "potabilizzazione" dell'acqua, ma soprattutto nelle infami operazioni chimiche. Il micidiale trimetilalluminio, insieme con altri composti, è infatti uno dei principali “ingredienti” delle chemtrails: così cibi, bevande ed acqua contengono tracce di alluminio in misura dannosa per la salute umana. I metalli, che l'organismo non può metabolizzare, sono tra i principali fattori delle malattie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer, S.L.A. etc.). Buon appetito !

L'alluminio è un metallo presente naturalmente nell'acqua e in diversi vegetali, tende ad accumularsi nell'organismo e oltre certi livelli può creare problemi al sistema riproduttivo e nervoso. 

Per questo motivo l'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha abbassato i limiti per la sicurezza della dieta settimanale di ben sette volte rispetto alla soglia precedente, portandoli a 1 mg per chilo di peso. 

Gli alimenti che incidono di più sul livello di alluminio nell'organismo sono i cereali ed i prodotti da forno, quindi pane, dolci e biscotti. A seguire le verdure come spinaci e lattuga e tè, cacao e spezie. 

Secondo una ricerca svolta in Francia, l'Italia, Olanda, Gran Bretagna e Svezia superano di due volte la soglia minima e sono i lattanti a correre i rischi maggiori, poiché nutriti con latte in polvere, soprattutto se a base di soia per la capacità di questo legume di concentrare il metallo. 

Leggi qui lo studio efsa ed i documenti pdf correlati.

Data articolo: novembre 2008 
Fonti: 
tankerenemy.com - Scie Chimiche (Chemtrails) 
tanker-enemy.tv


Raccolti record per i cereali, ma i poveri avranno ancora fame

Fonte: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=16442

07/11/2008
LIVORNO. Secondo il rapporto semestrale "Food Outlook" della Fao sull´andamento dei mercati alimentari mondiali, la produzione cerealicola mondiale raggiungerà un nuovo livello record nel 2008 grazie l´incremento delle aree seminate seguito al rialzo dei prezzi alimentari e grazie a condizioni climatiche generalmente favorevoli. La produzione cerealicola mondiale nel 2008/2009 si prevede aumenterà del 5,3%, raggiungendo 2.24 miliardi di tonnellate. La produzione mondiale di grano, 2008/09 sarà di 677 milioni di tonnellate, grazie soprattutto ai record dei raccolti che si prevedono in Europa, Nord America ed Oceania. Per il riso nel 2008/09 si prevedono 450 milioni di tonnellate ed il calo dei prezzi dovrebbe migliorare la situazione fronteggiata dai consumatori l´anno scorso. La produzione mondiale di cereali secondari (prevista a 1.11 miliardi di tonnellate) riuscirà più che a soddisfare l´aumento del consumo. 

La ripresa della produzione cerealicola è in gran parte avvenuta nei Paesi industrializzati, dove gli agricoltori erano meglio attrezzati per rispondere ai prezzi sostenuti. La capacità di risposta dei paesi in via di sviluppo, al contrario, è stata molto limitata a causa della ristrettezza a livello dell´offerta. 

I paesi in via di sviluppo saranno quelli che quest´anno pagheranno il prezzo più alto dei maggiori costi delle importazioni alimentari. Il costo dell´acquisto di cibo sui mercati internazionali per i paesi maggiormente vulnerabili dal punto di vista economico è lievitato di circa un terzo rispetto allo scorso anno. Questo è il più grande incremento annuo mai registrato. A causa di prezzi alimentari più alti, il numero delle persone che soffrono la fame nel solo 2007 è aumentato di 75 milioni. 

La produzione ittica globale aumenterà solo dell´1% nel 2008, registrato nel settore dell´acquacoltura. 

«Le difficoltà di molte banche pesantemente coinvolte nel finanziamento della pesca da cattura e nello sviluppo di quella d´allevamento, sono fattori che limiteranno la disponibilità di credito al settore» spiega il rapporto Fao. 

La produzione cerealicola sarà in grado di soddisfare il consumo e riuscirà anche a ricostituire buona parte delle scorte mondiali esaurite, ma la Fao mette in guardia: «l´attuale crisi finanziaria influirà negativamente sul settore agricolo di molti paesi, in particolare in quelli in via di sviluppo». 

Secondo Concepcion Calpe, economista Fao ed una delle autrici principali del rapporto «Il raccolto cerealicolo record di quest´anno ed il recente calo dei prezzi alimentari non dovrebbero dunque creare troppo ottimismo. Se per ipotesi, nella stagione 2008/09 dovessero prevalere l´attuale volatilità dei prezzi e le odierne condizioni di liquidità, semine e produzione potrebbero risentirne e potrebbe verificarsi una nuova impennata dei prezzi nel 2009/10, con crisi alimentari perfino più gravi di quelle registrate finora. La crisi finanziaria degli ultimi mesi ha amplificato la tendenza al ribasso dei prezzi, ha contribuito a restringere i mercati creditizi ed ha introdotto una grande incertezza sulle prospettive per l´anno prossimo, e di conseguenza molti produttori stanno prendendo decisioni molto conservative rispetto alle semine. Il forte rialzo dei prezzi registrato nel 2007/2008 ha fatto aumentare il numero delle persone sottonutrite nel mondo che si attesta a 923 milioni. Nella maggior parte dei paesi a basso reddito, prezzi alimentari internazionali più bassi non si sono finora tradotti in prezzi più bassi a livello nazionale. "C´è il rischio reale che, come conseguenza della difficile situazione in cui versa l´economia mondiale, la gente sarà costretta a ridurre il proprio consumo alimentare ed il numero dei sottonutriti potrebbe così aumentare ulteriormente». 

I dati di "Food Outlook" evidenziano che l´agricoltura mondiale deve fare i conti con problemi e difficoltà di lungo periodo, che vanno affrontati con urgenza: scarsezza di terra e di risorse idriche, carenti investimenti nelle infrastrutture rurali e nella ricerca agricola, fattori produttivi agricoli costosi in relazione ai costi alla produzione, e mancanza di adattamento al cambiamento climatico. 

«Per riuscire a dar da mangiare ad una popolazione mondiale che per il 2050 sarà di oltre 9 miliardi di persone, rispetto ai sei miliardi attuali – si legge nel rapporto Fao - la produzione globale di cibo per quella data dovrà quasi raddoppiare. Questa crescita demografica avrà luogo principalmente nei paesi in via di sviluppo e per lo più nelle aree urbane. Di conseguenza una forza lavoro rurale diminuita dovrà riuscire ad essere molto più produttiva. Questo richiederà maggiori investimenti agricoli in attrezzature, trattori, pompe idrauliche, in macchine trebbiatrici etc, come pure manodopera più qualificata ed una filiera più corta ed efficiente».

NO CARBONE. AZIONI IN BELGIO E REGNO UNITO

fonte: http://www.greenpeace.org/italy/news/belgio-eon
07 Novembre 2008
Azione di protesta in Belgio contro il progetto di costruire una nuova  centrale a carbone

Azione di protesta in Belgio contro il progetto di costruire una nuova centrale a carbone

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ROMAItalia — Più di ottanta attivisti di Greenpeace hanno installato migliaia di "girandole" a vento all'interno del sito dove il gruppo E.ON vorrebbe realizzare una nuova centrale a carbone, ad Anversa. Con questa protesta Greenpeace chiede al governo belga di non rilasciare l'autorizzazione ma promuovere lo sviluppo dell'eolico, favorendo così l'indipendenza energetica del Paese.

Il colosso tedesco dell'energia E.ON prevede la costruzione ad Anversa di una centrale a carbone di 1100 MW, un impianto che emetterebbe oltre 6 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. In Europa la compagnia pianifica investimenti per 50 miliardi di euro entro il 2010, e solamente 6 miliardi - il 12 per cento - saranno destinati per le rinnovabili. Il resto verrà utilizzato per realizzare otto centrali a carbone in Germania, Regno Unito, Olanda, Belgio e Italia.

In quasi tutti questi Paesi, Greenpeace ha già manifestato contro i piani di E.ON. In Sardegna gli attivisti hanno bloccato per un giorno intero la centrale di Fiume Santo, per chiedere all'azienda di abbandonare il progetto di realizzare un nuovo gruppo a carbone e promuovere invece lo sviluppo dell'eolico nella regione più ventosa d'Italia. La Sardegna è stata la seconda tappa del tour italiano "Nocarbone" a bordo dell'Arctic Sunrise.

Pochi giorni fa invece nel Regno Unito una decina di imbarcazioni di Greenpeace - partite dalla nave 'Rainbow Warrior'- hanno invaso pacificamente la centrale a carbone di E.ON a Kingsnorth, un impianto che emetterà la stessa quantità di CO2 degli ultimi 30 Paesi emettitori di gas serra nel mondo. La protesta arriva dopo circa un mese dalla storica decisione della Corte penale britannica di assolvere i sei attivisti di Greenpeace che nel 2007 avevano scalato la ciminiera dell'impianto di Kingsnorth per chiedere al premier britannico di non dare l'autorizzazione al progetto di E.ON.

Dopo le attività della Arctic Sunrise in Italia, la Rainbow Warrior sta ora continuando il tour "Quit Coal" nel nord Europa, per chiedere ai governi europei di ridurre la dipendenza dal carbone - il combustibile fossile più inquinante per il clima - in vista della conferenza dei cambiamenti climatici dell'ONU che avrà luogo a Poznan, in Polonia, il prossimo dicembre.

Il nuovo scenario "Energy [R]evolution" di Greenpeace mostra che le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica sono in grado di soddisfare oltre la metà del fabbisogno di energia mondiale riducendo le emissioni di gas serra del 50% al 2050. L'unica possibilità per salvare il Pianeta dai più disastrosi impatti dei cambiamenti climatici.

giovedì 6 novembre 2008

La Grande crisi del 2008: ciò che la gente non sa

fonte: http://www.disinformazione.it/grande_crisi_2008.htm


di Fabrizio Zampieri, economista ed analista finanziario 
 – 27 ottobre 2008

Stiamo subendo da circa un anno e mezzo una crisi economica e finanziaria che non ha avuto eguali per dimensioni e diffusione prima d'ora. E tutti sono convinti abbia avuto origine negli Stati Uniti e dagli States sia poi giunta al resto del mondo. Ebbene tale disastro è nato in Gran Bretagna, nella City e, nello specifico, all'interno di numerose società di ingegneria finanziaria. Dobbiamo tener presente che il 90% dei prodotti finanziari, buoni ma soprattutto non buoni, viene studiato e progettato presso queste società finanziarie/bancarie. 
In questo caso, la causa dei principali mali del mondo è rappresentata dai cosiddetti strumenti derivati, denominati CDO e CDS.

Tali strumenti non sono altro che mutui immobiliari "impacchettati" e trasformati in obbligazioni. Quindi, grazie a questa operazione di "cartolarizzazione" (trasformare in carta un mutuo) tutte le principali Banche hanno potuto vendere a chiunque e all'esterno i debiti immobiliari dei loro clienti. Naturalmente il vantaggio delle Banche stava proprio nel fatto che potevano ottenere ulteriori profitti da queste obbligazioni strutturate: infatti, chi acquistava un'obbligazione garantita da un mutuo immobiliare prestava una certa quantità di denaro per un certo periodo di tempo ricevendo un interesse, garantito dai pagamenti rateali di chi aveva realmente sottoscritto il mutuo. 
Si parla anche di mutuo "subprime"per indicare che questo è effettivamente un mutuo a rischio, detto in termini tecnici NINJA (No Income, No Job or Asset = Nessun Reddito, Nessun Lavoro stabile o Garanzia Finanziaria).

Praticamente, il circuito partiva dalle Società di ingegneria finanziaria che progettavano il prodotto, proseguiva poi con le Banche Commerciali (quelle che erogavano i mutui ai clienti) che impacchettavano i mutui e vendevano le obbligazioni alle Banche d'Affari o le collocavano direttamente sul mercato. In questo modo si creava una sorta di circolo vizioso con l'entrata di continua liquidità derivante dalla vendita delle obbligazioni strutturate, liquidità utilizzata per sostenere richieste di nuovi mutui e finanziamenti, e nuovamente per emettere altre obbligazioni strutturate.

Iniziata con gli Stati Uniti (a parte la progettazione avvenuta nella city di Londra) questa prassi è divenuta comune sia in Asia che in Europa tantoché pochissime Banche, anche europee, sono immuni da questo fenomeno. 
E questo giochetto, che ha portato enormi profitti "facili" nelle casse delle Banche è andato avanti per anni, sostenuto anche dal continuo sviluppo del mercato immobiliare americano, con aumenti costanti del numero delle case costruite (esiste anche un indice economico basato sul numero dei nuovi cantieri) ed ovviamente con gli aumenti dei prezzi. Ciò ha portato inesorabilmente alla creazione di una bolla speculativa, che è esplosa, negli Stati Uniti, circa un paio d'anni fa, causando insolvenze, mancati pagamenti e rimborsi parziali delle rate dei mutui di massa. Ricordiamo che in America i mutui vengono, almeno venivano concessi ai cittadini con richiesta di minime garanzie e per importi del 100-130% dell'immobile oggetto del mutuo.

Si è assistito quindi al blocco dell'aumento del prezzo delle case e successivamente al suo crollo, non ancora terminato. 
Immaginate ora cosa può essere successo dal lato delle note obbligazioni legate ai mutui subprime: chiunque detenesse nel proprio portafoglio questi titoli ha iniziato a venderli precipitosamente, ma con difficoltà perché ormai erano privi di garanzie (i clienti non pagavano più le rate), i prezzi erano scesi profondamente, e le quotazioni furono sospese. 
A seguito di questa crisi, diverse Banche americane dichiararono fallimento o pesanti insolvenze (Lehman Brothers, Merril Lynch, AIG, Fannie Mae, Freddie Mac, Mutual Washington, ecc...), costringendo il Governo e la Fed (Banca Centrale Americana) ad interventi di sostegno e salvataggio mediante enormi iniezioni di liquidità.

E veniamo all'ultimo atto, ovvero all'approvazione da parte dell'Amministrazione Bush, naturalmente in collaborazione con la Fed , del pacchetto di misure d'emergenza mediante la costituzione di un mega fondo pubblico da 700 miliardi di dollari (si stima però che il vero "buco" si attesti intorno ai 1.500 miliardi di dollari), che avrà la funzione di raccogliere, per il prossimo biennio, questi titoli finanziari "tossici", ormai privi di mercato e detenuti dalle Banche Usa. L'obiettivo è senz'altro quello tentare di stabilizzare i mercati finanziari, dai quali poi dipende la sorte di tutti gli altri settori economici.

Ora gli effetti, come sempre, partendo dagli Usa stanno arrivando anche in Europa dove molte Banche hanno acquistato e rivenduto ad altre Banche, Sim, Gruppi Assicurativi, Fondi Pensione, Amministrazioni Pubbliche (Stati, Regioni, Province e Comuni), Gruppi Industriali, le obbligazioni strutturate sui mutui subprime. Immaginiamo quali potranno essere le conseguenze dell'azzeramento di valore di queste obbligazioni per i Fondi Pensione o per le Amministrazioni Pubbliche, e quindi per la collettività, che le detengono nel proprio portafoglio... 
In Europa, però, non c'è ancora alcun accordo su un eventuale piano di salvataggio comune.

Anche l'Italia non è immune da tale situazione negativa ed i principali Gruppi Bancari (Unicredit, e prossimamente anche Intesa ed MPS) iniziano ora a far uscire comunicati stampa con i quali si dichiarano notevoli difficoltà finanziarie legate al possesso e alle perdite causate da questi titoli (obbligazioni strutturate e derivati). E' proprio di questi giorni l'annuncio dell'Amministratore Delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, relativo ad un prossimo aumento del capitale sociale della Banca necessario per far fronte a tali problematiche. E pensare che lo stesso Profumo, fino a pochi mesi fa, intervistato, continuava ad affermare che era tutto sotto controllo, i fondamentali erano più che buoni e la Banca da lui condotta non aveva certo da temere nulla (forse non aveva detto tutta la verità); nel frattempo il valore del titolo ha perso oltre il 50%.

E questa possiamo definirla la cronaca della nascita e sviluppo della nuova crisi finanziaria del 2008. 
Ma, al di là della mera e tecnica cronistoria, mi sembrano doverose alcune considerazioni, alle quali vorrei lasciare la risposta ai lettori:

- è giusto che il conto di tale disastro finanziario sia poi pagato dai cittadini?;

- è giusto che la maggioranza della Comunità ripiani il conto salato causato da una minoranza di avidi, ricchi, egoisti, imbroglioni, bugiardi e ladri?;

- è giusto che i veri autori di tale "truffa" finanziaria legalizzata (i nomi sono sempre quelli delle principali Banche d' Affari Usa e delle Banche Commerciali loro complici americane, asiatiche ed europee), alla fine escano impuniti con il benestare delle principali Autorità Governative e di Controllo?;

- è giusto che gli amministratori di queste note Banche d' Affari e Commerciali, dopo aver causato un tale dissesto mondiale, semplicemente si dimettano dalle loro cariche e se ne escano con liquidazioni di 30-40-60 milioni di dollari ciascuno?;

- è giusto che all'interno delle più alte cariche governative e degli organi di controllo siedano personaggi provenienti da queste famigerate Banche d' Affari? (l'esempio emblematico è il caso di Henry Paulson, Ministro del tesoro Usa, con patrimonio personale stimato intorno ai 700 milioni di dollari e, guarda caso, proveniente da Goldman Sachs; ma ricordiamo anche Mario Draghi, oggi Governatore di Banca d'Italia, proveniente dalla stessa Banca d'Affari, e lo stesso Romano Prodi, ex Primo Ministro del Governo Italiano e proveniente sempre dalla stessa Banca...);

- è giusto che le società di Rating, che dovrebbero essere degli Enti imparziali e super partes, ma che invece sono in collusione con queste Banche d'Affari, applichino giudizi e punteggi positivi a queste obbligazioni e a quelle delle Banche amiche pur non avendone i requisiti? (ricordiamo che le obbligazioni di Lehman Brothers avevano AAA, ovvero il massimo punteggio di affidabilità e, nella sola Italia, i risparmiatori truffati possessori di tali titoli si stima siano oltre 300.000).

Inoltre, un nuovo pericolo è all'orizzonte sul sistema finanziario Usa, e successivamente in Europa: il rischio fallimenti relativamente ai rimborsi legati alle carte di credito. 
E' infatti sempre maggiore il numero di clienti che non riescono a far più fronte ai pagamenti, in un'unica soluzione e rateali, sulle carte di credito. E forse non tutti sono a conoscenza che, nei giorni scorsi, mentre al Congresso Usa si votava il piano di salvataggio di Paulson, è stata approvata, sempre dal Congresso, una Legge a favore dei detentori di carte di credito, in difficoltà nei pagamenti, che impedisca alle Compagnie Finanziarie e assicuratrice di alzare indiscriminatamente gli interessi retroattivamente, senza preavvisare la clientela. Dopo le segnalazioni di migliaia di clienti, la stessa Federal Reserve ha dovuto ammettere che queste rappresentano pratiche "ingannevoli". 
Ed i numeri di tale fenomeno non sono per niente incoraggianti: nel solo 2007 ed inizi 2008 il tasso delle insolvenze è aumentato in maniera vertiginosa e si stima che circa 2.5 milioni di cittadini rischiano il fallimento personale.

Le nostre onde seguono la stessa rotta

Fonte: http://www.nodalmolin.it/notizie/notizie_275.html

06/11/2008

Lettera aperta agli studenti, ai precari, agli insegnanti, ai genitori impegnati nella difesa di un bene comune: la scuola e l'università

 
Vi abbiamo visto nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Abbiamo incrociato i vostri sguardi e abbiamo ritrovato la nostra determinazione: quella di chi non cerca un privilegio ma con il proprio impegno difende l'oggi di se stesso e il domani di tanti altri.

Siamo donne e uomini di Vicenza, della Val di Susa e di tante altre realtà riunite nel Patto di Mutuo Soccorso mobilitate in maniera permanente per difendere la nostra terra e la nostra acqua, le nostre città, le nostre valli e il nostro futuro: che si tratti di nuove basi militari, di nuove linee ad alta velocità, di nuove discariche e nuovi inceneritori, di sorgenti svendute al miglior offerente o di quant’altro poco cambia: beni comuni sottratti alla collettività, spazi di democrazia cancellati.

In questi anni abbiamo imparato a guardarci intorno, a conoscere e interrogare. Vogliamo capire e imparare, costruire e creare. Come voi ci riuniamo in assemblea. Come voi cerchiamo di valorizzare la nostra creatività e la nostra diversità. Come voi difendiamo beni comuni che i governi vorrebbero sottrarci: l'accesso ai saperi per regalarlo ai profitti dei privati, il territorio per svenderlo ai militari statunitensi o al partito del tondino e del cemento, l’acqua per consentire nuovi enormi profitti alle grandi multinazionali. Come voi puntiamo sulla forza della ragione e della verità e pratichiamo metodi di lotta pacifici.

Nella nostra mobilitazione abbiamo conosciuto l'utilizzo distorto delle informazioni e delle conoscenze; ci vorrebbero disinformati e ignoranti per imporci scelte devastanti a nostra insaputa. Difendere l'accesso ai saperi e l'istruzione, allora, significa difendere la possibilità di ognuno di noi a opporsi e indignarsi di fronte alle tante imposizioni quotidiane ai danni delle donne e degli uomini che vivono le nostre città, le nostre campagne, le nostre valli e le nostre montagne.

Vi abbiamo visto nelle strade e nelle piazze delle nostre città e come un'onda travolgere silenzi compiacenti e sguardi indifferenti. La vostra onda incrocia le nostre onde, le risorse che vogliono sottrarre alla scuola e all’università vorrebbero utilizzarle per nuove devastanti grandi opere inutili e dannose; difendere la scuola pubblica da questo ennesimo tentativo di scippo è il vostro e anche il nostro obiettivo, la vostra resistenza rafforza le nostre resistenze e viceversa. Le nostre onde seguono la stessa rotta: quella che ha come meta la difesa dei beni comuni, della partecipazione e della democrazia.

Il futuro è nelle nostre mani.

6 Novembre 2008

Presidio permanente No Dal Molin
NOTAV Val di Susa

I profughi ambientali di Otong Java non sono i primi e non saranno gli ultimi

Fonte: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=16425

06/11/2008

LIVORNO. Oggi le agenzie di stampa lanciano la notizia dei primi profughi da global warming, si tratterebbe di 40 famiglie da un´isoletta di Ontong Java nella Isole Salomone, un atollo che si estende su 1.400 kmq di oceano Pacifico e che comprende 122 isole che, tutte insieme, raggiungono appena 12 kmq e che rischia di essere completamente inghiottito dal mare che sale entro il 2015. Sull´atollo vivono circa 2.000 persone.

Purtroppo gli abitanti di Ontong Java non hanno questo triste primato: 500 residenti delle Carterets Island, poco a nord di Otong Java, erano già stati sfollati a Bougainville, un´isola autonoma di Papua Nuova Guinea già nel 2007, da intere popolazioni di molti altri atolli dell´Oceania vengono richieste di essere ospitati in massa in Australia e Nuova Zelanda.

Il livello del mare intorno a Otong Java è cresciuto di 10 centimetri negli ultimi 10 anni,, inondando le piantagioni, ma un terzo dei 1.500 residenti dell´isoletta si sono rifiutati di lasciarla, precisa l´emittente.

Solo una quindicina di giorni fa, il segretario permanente del ministero dell´ambiente delle Salomone, Rence Sore, aveva detto al Salomon Islands Time che gli abitanti Ontong Java non sarebbero stati costretti ad abbandonare l´isola e che questo sarebbe avvenuto solo dopo intense consultazioni. 

Evidentemente le 40 famiglie, circa un terzo degli abitanti, hanno preferito fuggire dall´oceano che sale gli altri preferiscono restare ad aspettare il mare che divora il loro piccolo mondo che è tutto ciò che hanno e conoscono. Sore è anche preoccupato perché l´emergenza sta aumentando in gran parte delle Isole Salomone e l´impossibilità di delocalizzare tutti quelli che saranno colpiti dal cambiamento climatico potrebbe rendere la situazione ingestibile dal punto di vista economico e sociale. 

«L´intrusione di acqua salata ha devastato le coltivazioni di taro swamps sull´atollo di Ontong Java - ha spiegato Sore - una delle principali colture alimentari delle isole». Il 17 ottobre il Samoa Observer riportava la discussione avvenuta alla quarta tavola rotonda del Pacifico sui cambiamenti climatici organizzata dalla National university di Samoa. Il direttore del segretariato del Pacific regional environment programme (Sprep), Asterio Takesy, sottolineava che «Paesi come Kiribati, Tuvalu e Tokelau sono tra i più vulnerabili tra gli Stati insulari del Pacifico all´innalzamento del livello del mare. Il trasferimento della popolazione è una questione delicata e, sebbene sia in questa fase ancora un´opzione, ulteriori danni ambientali poterebbero significare per queste persone che non c´è più nulla da fare che andarsene. Il ricollocamento è un problema delicato per molti di noi nel Pacifico. In particolare per coloro che ne sono colpiti e visto che il nome climate change refugees ci trasmette un messaggio che ci riguarda tutti ... siamo disponibili ad accettarlo, piuttosto che fare qualcosa al riguardo. Eppure ciò a cui la gente dà valore come la nostra cultura è impensabile che qualcuno se la lasci alle spalle». 

Ma il ricollocamento di piccole comunità insulari appare sempre più necessario, si stanno cercando Paesi disposti ad ospitarle e l´ultima speranza per gli Stati insulari del Pacifico viene da alcuni Paesi africani che si sarebbero detti disponibili. «E´ ovviamente un´opzione - ha detto Takesey - ma potremo raggiungere i Paesi Africani di sostegno. E quando c´è sostegno c´è speranza». 

Patrick Nunn di Oceanic Geoscience ha spiegato al Samoa Observer che «la delocalizzazione è una soluzione di sopravvivenza». Le sfide poste dai cambiamenti climatici sono profonde e mettono in pericolo la capacità degli ambienti insulari di continuare a sostenere i loro abitanti». Secondo un rapporto presentato dallo Sprep, i piccoli Stati insulari sono di fronte a due minacce principali ed a cinque problemi trasversali i gestione. 

Le minacce vengono dalla collasso della sostenibilità ambientale, in particolare a causa del global warming e dal cambiamento del ciclo delle piogge, che mettono in pericolo le risorse alimentari; l´altro pericolo è la perdita di terre fertili per l´innalzamento del livello del mare, l´erosione delle coste, la salinizzazione delle falde idriche. 

I problemi di gestione sono: adozione di misure di adeguamento al cambiamento climatico; Programmi e piani di sviluppo a lungo termine; Consapevolezza che il climate change riguarda tutti gli abitanti delle isole del Pacifico, Incoraggiare le persone più importanti delle comunità locali a prendere le decisioni ambientali più opportune per il futuro; ricollocare le comunità e le infrastrutture vulnerabili.

Caso: INCENERITORI E NANOPATOLOGIE


Ormai non esiste più alcun dubbio a livello scientifico: le micro- e nanoparticelle, comunque prodotte, una volta che siano riuscite a penetrare nell’organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie. Le nanopatologie, appunto.
Se è vero che le manifestazioni patologiche più comuni sono forme tumorali, è altrettanto vero che malformazioni fetali, malattie infiammatorie, allergiche e perfino neurologiche sono tutt’altro che rare. A prova di questo, basta osservare ciò che accade ai reduci, militari o civili che siano, delle guerre del Golfo o dei Balcani o a chi sia scampato al crollo delle Torri Gemelle di New York e di quel crollo ha inalato le polveri.
“Comunque prodotte”, ho scritto sopra a proposito di queste particelle che sono inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili. E l’ultimo aggettivo è sinonimo di patogenico. Il fatto, poi, che siano anche non biodegradabili, vale a dire che l’organismo non possieda meccanismi per trasformarle in qualcosa di eliminabile, rende l’innesco per la malattia “eterno”, dove l’aggettivo eterno va inteso secondo la durata della vita umana.
Le particelle di cui si è detto hanno dimensioni piccolissime, da qualche centesimo di millimetro fino a pochi milionesimi di millimetro, e più queste sono piccole, più la loro capacità di penetrare intimamente nei tessuti è spiccata; tanto spiccata da riuscire perfino, in alcune circostanze e al di sotto di dimensioni inferiori al micron (un millesimo di m millimetro), a penetrare nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana che le avvolge. Come questo accada sarà il tema di un incipiente progetto di ricerca europeo che vedrà coinvolto come coordinatore il nostro gruppo.
Se è vero che la natura è una produttrice di queste polveri, e i vulcani ne sono un esempio, è pure vero che le polveri di origine naturale costituiscono una frazione minoritaria del totale che oggi si trova sia in atmosfera (atmosfera significa ciò che respiriamo) sia depositato al suolo, ed è pure vero che la loro granulometria media è, tutto sommato, relativamente grossolana. 
È l’uomo il grande produttore di particolato, soprattutto quello più fine. Questo perché la tecnologia moderna è riuscita ad ottenere a buon mercato temperature molto elevate a cui eseguire le più svariate operazioni, e, in linea generale e a parità di materiale bruciato, più elevata è la temperatura alla quale un processo di combustione avviene, minore è la dimensione delle particelle che ne derivano. A questo proposito, occorre anche tenere conto del fatto che ogni processo di combustione, nessuno escluso, produce particolato, sia esso primario o secondario. Per particolato primario s’intende quello che nasce direttamente nel crogiolo, per secondario, invece, quello che origina dalla reazione tra i gas esalati dalla combustione (tra gli altri, ossidi di azoto e di zolfo) e la luce, il vapor d’acqua e i composti principalmente organici che si trovano in atmosfera.
Al momento attuale, la legge prescrive che l’inquinamento particolato dell’aria sia valutato determinando la concentrazione di particelle che abbiano un diametro aerodinamico medio di 10 micron - le ormai famose PM10 - e prescrive che la valutazione avvenga per massa. Nulla si dice ancora, invece, a proposito delle polveri più sottili: le PM2,5 (cioè particelle con un diametro aerodinamico medio di 2,5 micron), le PM1 (diametro da 1 micron) e le PM0,1 (diametro da 0,1 micron). Sono proprio quelle le polveri realmente patogene, con una patogenicità che cresce in modo quasi esponenziale con il diminuire del diametro. E per avere un’idea degli effetti sulla salute di queste poveri occorre che le particelle siano non pesate ma classificate per dimensione e contate. Dal punto di vista pratico, la massa di una particella da 10 micron corrisponde a quella di 64 particelle da 2,5 micron, oppure di 1.000 da un micron, oppure, ancora, a quella di 1.000.000 di particelle da 0,1 micron. Perciò, valutare il particolato in massa e non per numero e dimensione delle particelle non dà indicazioni utili dal punto di vista sanitario e può, anzi, essere fuorviante.
Venendo al problema dell’inquinamento da rifiuti, è ovvio che questi debbano, in qualche modo, essere smaltiti.
A questo punto, è necessario ricordare la cosiddetta legge di Lavoisier o della conservazione della massa. Questa recita che in una reazione chimica la massa delle sostanze reagenti è uguale alla massa dei prodotti di reazione. Il che significa che, secondo le leggi che regolano l’universo, noi riusciamo solo a trasformare le sostanze, ma non ad annullarne la massa.
Ciò che avviene quando s’inceneriscono i rifiuti, dunque, altro non è se non la loro trasformazione in qualcosa d’altro, e questa trasformazione è ottenuta tramite l’applicazione di energia sotto forma di calore.
Stante tutto ciò che ho scritto sopra e che è notissimo sia tra gli scienziati sia tra gli studenti delle scuole medie, se noi bruciamo l’immondizia, altro non facciamo se non trasformarla in particelle tanto piccole da farle scomparire alla vista e, con i cosiddetti “termovalorizzatori” – una parola che esiste solo in Italiano e che evoca l’idea ingenuamente falsa che si ricavi valore economico dall’operazione – la trasformazione produce particelle ancora più minute e, dunque, più tossiche.
Malauguratamente, non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma, dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il “termovalorizzatore” produce pochissimo PM10 (peraltro, la legge sugl’inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più arretrata) e la quantità enorme di altro particolato non rientra nelle valutazioni. Ragion per cui, a norma di legge l’aria è pulita. Ancora malauguratamente, tuttavia, l’organismo non si cura delle leggi e le patologie da polveri sottili (le PM10 sono tecnicamente polveri grossolane), un tempo ignorate ma ora sempre più conosciute, sono in costante aumento. Tra queste, le malformazioni fetali e i tumori infantili.
Tornando ala legge di Lavoisier, uno dei problemi di cui tener conto nell’incenerimento dei rifiuti è la quantità di residuo che si ottiene. Poiché nel processo d’incenerimento occorre aggiungere all’immondizia calce viva e una rilevante quantità d’acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso “smaltire”, con l’aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico. E in questo breve scritto si tiene conto solo del particolato inorganico e non di tutto il resto, dalle diossine (ridotte in quantità ma non eliminate dall’alta temperatura), ai furani, agl’idrocarburi policiclici, agli acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico, ecc.), all’ossido di carbonio e quant’altro.
Affermare, poi, che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche è un ulteriore falso, dato che le ceneri vanno “smaltite” per legge (decreto Ronchi) in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1.
Si mediti, poi, anche sul fatto che l’incenerimento comporta il mancato riciclaggio di materiali come plastiche, carta e legno. I “termovalorizzatori” devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un’alta capacità calorifica, vale a dire proprio le plastiche, la carta e il legno che potrebbero e dovrebbero essere oggetto di tutt’altro che difficile riciclaggio.
Tralascio qui del tutto il problema economico perché non rientra nell’argomento specifico, ma il bilancio energetico è fallimentare e, se non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l’idea di costruire impianti così irrazionali.
Rimandando per un trattamento esaustivo dell’argomento ai numerosi testi che lo descrivono compiutamente, compresi i siti Internet dell’ARPA e di varie AUSL, la conclusione che qualunque scienziato non può che trarre è che incenerire i rifiuti è una pratica che non si regge su alcun razionale. Ma, al di là della scienza, il sensus communis del buon padre di famiglia che per i Romani era legge può costituire un’ottima guida. Usare i cosiddetti “termovalorizzatori” spacciandoli per un miglioramento tecnico, poi, non fa che peggiorare la situazione dal punto di vista del nanopatologo, ricorrendo questi a temperature più elevate. 
Perciò, una pratica simile non può essere in alcun modo presa in considerazione come alternativa per la soluzione del problema legato allo smaltimento dei rifiuti, se non altro perché i rifiuti non vengono affatto smaltiti ma raddoppiati come massa e resi incomparabilmente più nocivi.

Stefano Montanari – Direttore Scientifico del laboratorio Nanodiagnostics  
Via E. Fermi, 1/L – 41057 San Vito (Modena)
www.nanodiagnostics.it

La guerra ambientale esiste: ne parla a Radio Base il Generale Fabio Mini

lunedì, febbraio 25, 2008


"La guerra ambientale, in qualunque forma, è proibita dalle leggi internazionali. Le Nazioni Unite fin dal 1977 hanno approvato la convenzione contro le modifiche ambientali, il che rende ingiustificabile qualsiasi guerra proprio per i suoi effetti sull'ambiente, ma come succede a molte convenzioni, quella del 1977 è stata ignorata ed i militari hanno anzi accelerato la ricerca e l'applicazione delle tecniche di modificazione del tempo e del clima, facendole passare alla clandestinità. Se prima di quella data, l'uso delle devastazioni ambientali era chiaro e se le modifiche ambientali anche gravissime erano codificate e persino elevate al rango di sviluppo strategico o di progresso tecnologico, oggi non si sa più dove si diriga la ricerca e come si orientino le nuove Armi".

Tenente Generale Fabio Mini 


Il Tenente Generale Fabio Mini spiega alcune strategie di guerra e tra queste le metodologie di modificazione climatica (vedi H.A.A.R.P. e chemtrails). Radio Base, all'interno di Linea diretta del 21 febbraio 2008, lo ha intervistato.



Ascolta la trasmissione - Scarica il documento PDF (Owning the weather: la guerra globale ambientale è già cominciata )


A cura di Liliana Boranga

Messico: la battaglia delle donne per la sicurezza e la giustizia

Fonte:  http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1422

Data di pubblicazione dell'appello: 05.11.2008

Status dell'appello: attivo

Manifestazione contro la violenza sulle donne a Cuernavaca, Stato di Morelos, Messico 2006 ©Jorge Medina Palomino
Manifestazione contro la violenza sulle donne a Cuernavaca, Stato di Morelos, Messico 2006 ©Jorge Medina Palomino

La storia di Susana 
Susana, ventiquattro anni, vive nello Stato di Sonora, è madre di due bambini. Ha subito per dieci anni violenze fisiche e psicologiche da suo marito che per lunghi periodi l'ha tenuta sequestrata in casa. 
 
Susana ha subito danni fisici tra cui fratture della mano, del naso e una lussazione della clavicola. La ragazza aveva sporto numerose denunce presso il pubblico ministero, ma ogni volta le è stato detto che non si trattava di un crimine e che non si poteva fare nulla. Nonostante ciò Susana chiese protezione, ma non fu mai emesso un ordine di allontanamento per il marito. 
 
Infine, nel settembre 2006, Susana ha presentato una nuova denuncia che ha portato a indagare e arrestare suo marito. Il giorno successivo però è stato rimesso in libertà sotto cauzione. L'ufficio del pubblico ministero non aveva informato Susana della sua liberazione che l'ha scoperto solo per caso. Susana si è nascosta insieme ai figli presso dei familiari fino a quando il pubblico ministero non l'ha indirizzata a un centro di accoglienza per donne.

 

Secondo il rapporto di Amnesty International Mexico: La lucha de las mujeres por la seguridad y la justicia. Violencia familiar en México (AMR 41/021/2008), diffuso nell'agosto 2008, in Messico migliaia di donne subiscono violenza tra le mura domestiche, ma il sistema giudiziario il più delle volte non prende in seria considerazione la loro sicurezza e per questo corrono il rischio di subire ulteriori abusi.

Il rapporto rileva che la violenza domestica in Messico, come in molte altre parti del mondo, è endemica. Secondo una ricerca nazionale condotta nel 2006, una donna su quattro è stata vittima di abusi per mano del suo partner e nell'82 per cento dei casi le donne non hanno sporto denuncia.

Quando le donne tentano di denunciare le violenze subite si scontrano con una serie di ostacoli quali: il rifiuto di registrare la denuncia, l'invito alla conciliazione anche quando non ci sono i presupposti, negligenza nelle indagini, misure di protezione insufficienti. Le donne che hanno il coraggio di sporgere denuncia devono spesso affrontare l'indifferenza delle autorità e portare le prove della violenza subita. Inoltre, in molti casi, i funzionari chiedono alle vittime stesse di consegnare all'aggressore l'ordine di comparizione.

Nel febbraio 2007 il Messico ha adottato la Legge generale per l'accesso delle donne a una vita libera dalla violenza per garantire loro il diritto a una vita libera dalla violenza. Dopo un anno, 18 Stati messicani avevano adottato una legge simile. Si tratta di iniziative incoraggianti, ma mancano ancora regolamenti e le risorse necessarie per rendere possibile l'attuazione della legge. A oggi, la sicurezza di numerose donne continua a non essere garantita. Per questo, Amnesty International chiede alle autorità federali e statali del Messico di assicurare l'implementazione e l'attuazione della nuova Legge sulla tutela dei diritti delle donne e l'abbattimento di tutti gli ostacoli che le donne incontrano nell'accedere al loro diritto alla sicurezza, alla giustizia e al risarcimento.

Proposta UE sulla vivisezione. Gli animalisti: approvatela prima delle elezioni europee

Fonte: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=16420

60/11/2008


LIVORNO. Ogni anno nell´Unione europea vengono utilizzati a fini sperimentali circa 12 milioni di animali, la Commissione europea ha presentato una proposta per rafforzare degli animali utilizzati nel quadro delle procedure scientifiche, anche per garantire all´industria parità di condizioni su tutto il territorio comunitario e a migliorare la qualità della ricerca condotta nell´Ue. Le nuove disposizioni dovrebbero contribuire a limitare il più possibile il numero di animali utilizzati a fini sperimentali. 
Secondo il commissario europeo per l´ambiente, Stavros Dimas, «È di cruciale importanza mettere fine agli esperimenti sugli animali. La ricerca scientifica deve fare il possibile per trovare metodi alternativi e, in assenza di tali metodi, la situazione degli animali ancora impiegati per esperimenti deve essere migliorata».

La proposta della Commissione punta a rafforzare la normativa comunitaria sulla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali, prevede valutazioni etiche prima di autorizzare progetti in cui vengono impiegati animali e stabilisce i requisiti minimi per l´alloggio e le cure degli animali. La sua applicazione riguarda gli tutti i vertebrati vivi non umani, nonché alcune altre specie in grado di avvertire il dolore, utilizzati nella ricerca di base, nell´istruzione e nella formazione. In particolare è soggetto a restrizioni l´utilizzo di primati, con il divieto di utilizzare scimmie antropomorfe (scimpanzé, bonobo, gorilla e orangutan) nelle procedure scientifiche: «L´impiego di tali animali da parte degli Stati membri potrà essere autorizzato a titolo eccezionale solo qualora sia in gioco la sopravvivenza stessa della specie, o in caso di manifestazione imprevista di una malattia potenzialmente mortale o invalidante negli esseri umani». La revisione proposta prevede che l´avvio di progetti che richiedono l´uso di animali debba essere autorizzato da un´autorità competente. Le organizzazioni che desiderano allevare, fornire o utilizzare animali dovranno chiedere un´autorizzazione per le loro attività e per il personale che lavora con gli animali. 

La Commissione europea spiega che «Al momento attuale risulta impossibile vietare completamente l´uso di animali nelle prove di innocuità o nella ricerca biomedica. La revisione proposta punta pertanto ad assicurare che essi siano utilizzati solo in assenza di alternative. Il loro impiego deve essere pienamente giustificabile e i vantaggi previsti devono essere superiori ai danni ad essi provocati. La proposta consentirà inoltre di garantire che gli animali ricevano le cure e i trattamenti adeguati e in particolare che siano alloggiati in gabbie di dimensioni sufficienti e in un ambiente adatto a ciascuna specie. L´applicazione di queste disposizioni sarà oggetto di una sorveglianza costante. Il principio di sostituire, ridurre e affinare i test condotti sugli animali è ben radicato nella proposta della Commissione. Essa è pienamente convinta della necessità di trovare metodi alternativi alla sperimentazione animale. Nei casi in cui ciò non sia possibile, il numero di animali utilizzati deve essere ridotto o i metodi di sperimentazione devono essere migliorati in modo da provocare meno danni agli animali. 

Michela Kuan, responsabile vivisezione della Lav dice: «Ci auguriamo che questo testo possa rappresentare la base su cui costruire un profondo cambiamento nello scenario nazionale e internazionale della ricerca scientifica e nel riconoscimento del valore della vita animale e umana». 

Secondo Sonja Van Tichelen, direttrice di Eurogruppo animals «Ogni giorno di ritardo nell´emanazione della normativa, comporta la sofferenza di migliaia di animali. Questa nuova proposta è attesa da anni: ogni ulteriore ritardo è semplicemente inaccettabile».

Gli animalisti invitano il Parlamento e il Consiglio Ue «a considerare una priorità la discussione della nuova direttiva sui test su animali. Se la nuova direttiva non sarà discussa in Parlamento entro le elezioni europee previste per giugno 2009, infatti, la legislazione rischia di essere significativamente ritardata». 

Eurogrup for animals e Lav sollecitano l´Ue ad assumere la leadership per lo sviluppo e l´adozione di metodi alternativi all´uso di animali, rafforzando il mandato del Centro europeo metodi alternativi (Ecvam): «con il suo budget sempre più esiguo, infatti, Ecvam non è attualmente in grado di svolgere il suo ruolo e depositare alternative valide».

Michela Kuan spiega che «Il nostro obiettivo è quello di favorire una costante riduzione nel numero di animali usati in Ue a scopo sperimentale, in vista del traguardo finale rappresentato dalla sostituzione degli animali nella ricerca con metodi eticamente e scientificamente validi, rendendo il processo di autorizzazione quanto più rigoroso possibile, e promuovendo il ricorso a metodi alternativi».

Lampedusa: MSF costretta a chiudere i progetti

Fonte: http://www.medicisenzafrontiere.it/msfinforma/comunicati_stampa.asp?id=1862

Il Ministero dell'Interno non firma il Protocollo d'Intesa

05/11/2008

Medici Senza Frontiere (MSF) ha chiuso il 31 ottobre scorso le sue attività di soccorso medico al molo dell'isola di Lampedusa. MSF è costretta a prendere questa decisione dopo che il Ministero dell'Interno ha deciso di non firmare un nuovo Protocollo d'Intesa e di non rilasciare così le autorizzazioni necessarie perché MSF continui ad operare adeguatamente.

MSF, come negli ultimi anni, chiede di operare sul molo di Lampedusa solo nell’ambito di un Protocollo d’Intesa che definisca gli ambiti di responsabilità e di azione. MSF era l’unica organizzazione indipendente di soccorso medico presente sul molo con un’equipe composta da medici, infermieri e mediatori culturali. Secondo il Protocollo d’Intesa, MSF era responsabile delle attività mediche sul molo in collaborazione con la ASL: visitava quindi i pazienti e ne autorizzava il trasferimento nel centro di prima accoglienza, e nei casi più gravi nel poliambulatorio di Lampedusa. Inoltre MSF era autorizzata a seguire i migranti che presentavano complicazioni direttamente nel centro di prima di accoglienza.
Il protocollo prevedeva altresì il coinvolgimento della ASL Palermo 6 che avrebbe dovuto in questi anni prendere in consegna l’accoglienza sanitaria sul molo.

“La mancanza di un Protocollo d’intesa mina l’efficienza e l’efficacia dell’intervento di MSF”  dichiara Loris De Filippi responsabile progetti di MSF Italia. "Chiediamo chiarezza dopo 6 anni di lavoro svolto sul molo gratuitamente e ci piacerebbe capire se, secondo il Ministero e la ASL Palermo 6, c’è ancora bisogno di un servizio di prima assistenza sul molo di Lampedusa, e in caso affermativo chi se ne dovrà occupare e in quali termini e con quali competenze”.

Dal 2002, MSF garantiva cure mediche gratuite d'emergenza ai migranti che sbarcavano sull’isola. Dal 2005 fino ad oggi il team di MSF ha visitato 4.550 migranti, 1.420 solo fra gennaio e ottobre di quest’anno. MSF ritiene che la sua presenza sull'isola sia necessaria fino a quando le autorità sanitarie regionali non saranno in grado di garantire un servizio adeguato di assistenza medica agli sbarchi. Solo nel 2008 sono sbarcate oltre 25mila persone a Lampedusa di cui il 20 % appartenete a categorie vulnerabili come donne e minori inclusi neonati. Le patologie che presentano all’arrivo sono legate alle proibitive condizioni di viaggio: ustioni, ipotermia, complicazioni osteomuscolari tra le più diffuse. Per questo MSF chiede il miglioramento degli standard di accoglienza e che venga quindi garantita assistenza medica specifica sul molo.

mercoledì 5 novembre 2008

La tela di Correggio

fonte: http://www.decrescitafelice.it/?p=344

05 novembre 2008

di Marco Boschini

Il nostro “Viaggio nell’Italia dei Comuni a 5 stelle” ci porta oggi a Correggio, un comune di 24.000 abitanti della Provincia di Reggio Emilia.In questo paesone della bassa reggiana, celebre per aver dato i natali al pittore rinascimentale Antonio Allegri, detto appunto il “Correggio” (ma anche allo scrittore Pier Vittorio Tondelli e a Luciano Ligabue), da qualche anno sono in azione amministratori che cercano, non senza contraddizioni e difficoltà quotidiane, a sperimentare azioni concrete di riduzione dei consumi e di tutela ambientale.
Dal mese di ottobre 2007, tanto per dirne una, è entrato in vigore il nuovo regolamento edilizio del comune, che introduce l’obbligo di classificazione energetica degli edifici. Il regolamento prevede, sull’esempio di decine di altre esperienze in tutta Italia, l’applicazione obbligatoria della classificazione energetica per gli edifici nuovi e per le ristrutturazioni: ciò significa che nella progettazione e realizzazione si deve tener conto di prescrizioni volte al risparmio e all’efficienza energetica degli edifici, in termine di coibentazione, infissi, isolamento.

Gli obiettivi del nuovo regolamento edilizio sono facilmente intuibili: riduzione del fabbisogno energetico degli edifici, miglioramento dell’efficienza energetica dei nuovi insediamenti residenziali, introduzione di azioni incentivanti per l’impiego di impianti ad alta efficienza, recupero energetico da fonti alternative, utilizzo di materiali ecocompatibili.
Per ottenere il certificato di agibilità, per ciascun edificio il comune di Correggio rilascia un Attestato Energetico e una Targa Energetica: il primo determina il fabbisogno energetico per la produzione di acqua calda, il consumo di energia per il riscaldamento e l’emissione di CO2, mentre la seconda stabilisce la classe di fabbisogno energetico da A a G. Per ottenerli, il costruttore o il proprietario devono rispettare diversi passaggi dal momento del deposito della domanda di permesso di costruire o denuncia di inizio attività, al momento della costruzione e al momento della richiesta di agibilità.
L’attestazione di classificazione energetica e la targa energetica vengono consegnate una volta valutata la congruità della documentazione e hanno una validità di 10 anni.
All’interno delle Politiche comunali sull’energia denominate “Alla luce del sole”, il comune di Correggio ha attivato un punto energia, un servizio affidato a un esperto che riceve su appuntamento due giorni alla settimana e può dare informazioni e consigli su come risparmiare energia e come produrla in modo pulito senza inquinare.
Dal 2005 ad oggi sono stati realizzati alcuni interventi di risparmio energetico sfruttando l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. In particolare sono stati installati impianti fotovoltaici presso le scuole medie e impianti di solare termico presso alcune strutture sportive.
A questi interventi sono stati affiancati i lavori di riqualificazione dell’illuminazione pubblica del territorio. Tra i dati di risparmio energetico più importanti vi è la sostituzione di circa 1.000 lampade da 125 Watt a ioduri metallici (luce bianca) con lampade da 70 Watt al sodio alta pressione (luce gialla). Per quanto riguarda la potenza complessiva degli impianti, si è passati da 602 kW a 538 kW, con un risparmio di 64 kW installati; l’energia consumata in un anno solare è scesa da 2.509.019 kWh a 2.314.991 kWh con una differenza di 275.028 kWh che equivalgono a circa 184 tonnellate di emissioni di anidride carbonica (CO2) evitati in un anno. La luminosità complessiva, invece, è aumentata da un flusso di 6.000 lumen (misura dell’intensità luminosa) a 6.600 lumen: in pratica, quindi, grazie alle ottiche dei nuovi corpi illuminanti e alle nuove lampade al sodio, è stato possibile risparmiare energia illuminando meglio.
Gli interventi hanno consentito, inoltre, di ridurre l’inquinamento luminoso: dove sono stati montati i nuovi corpi illuminanti, infatti, i pali sono stati piegati a 90 gradi, in modo tale da rendere interi comparti “non cut-off” (ovvero senza dispersione di una parte di luce verso l’alto) a norma di legge.
Ciò che ha permesso al comune di vincere il Premio Comuni a 5 stelle nella categoria “Impronta ecologica” è però il progetto della nuova scuola dell’infanzia. La nuova scuola ospita 15 classi, i laboratori di informatica, di educazione artistica, di musica e di scienze. A questi si aggiunte una sala polivalente, un ampio locale mensa, una palestra scolastica con gli spogliatoi e i locali di servizio.
Si tratta di una scuola costruita secondo i criteri della “casa clima”, ossia a basso consumo energetico: i principali accorgimenti tecnici adottati in questa direzione consistono nelle sonde geotermiche che provvedono a reperire nel terreno l’acqua calda per il riscaldamento, nella dotazione di pannelli fotovoltaici, nei lucernai del corridoio che contribuiscono all’illuminazione senza consumo, nella parziale copertura del tetto con terriccio ed erbe speciali per garantire maggior isolamento termico.
Si tratta di un investimento sul futuro non soltanto perché i primi destinatari sono i ragazzi, ma anche perché questo edificio è stato realizzato utilizzando tutte le più avanzate tecnologie in materia di sostenibilità ambientale e risparmio energetico: l’edificio consumerà pochissimo e grazie alle fonti rinnovabili diventerà il primo edificio pubblico di Correggio a raggiungere l’indipendenza energetica.
Confrontando il bilancio energetico della nuova scuola con una equivalente costruita con tecniche tradizionali, ne discende un risparmio pari ad € 67.500 all’anno, a favore della scuola “ecologica”. Tale differenza porta ad ammortizzare i maggiori costi sostenuti per costruirla con queste tecnologie in 13 anni. Inoltre, per ciascun anno successivo ci potrà essere un utile di circa 30.000 euro netti, proveniente dalla vendita di energia elettrica generata con il fotovoltaico.
Se a tutto questo aggiungiamo il percorso intrapreso dal comune per raggiungere la certificazione EMAS, i progetti di mobilità sostenibile (telebus, bicibus, car-sharing, ecc.), l’introduzione dei prodotti biologici nelle mense scolastiche, l’attivazione del porta a porta per la raccolta differenziata dei rifiuti, la mostra-mercato “Utile netto” per la vendita di prodotti della filiera corta e del commercio equo e solidale, si può solo sperare che il comune insista a percorrere questa strada, del buon senso.