sabato 21 febbraio 2009

La foto di Eluana

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La foto di Eluana

Pubblicato giovedì 12 febbraio 2009 in Spagna

[Diario de Mallorca]

In certe occasioni, un’immagine non vale più di mille parole. Al contrario, una fotografia può distorcere la realtà e servire da alibi in una battaglia tanto sterile quanto ingiusta. In Italia se n’è prodotto un esempio chiaro nella morte di Eluana Englaro, la donna di 38 anni morta dopo averne passati 17 in stato vegetativo a causa di un incidente d’auto avvenuto quando ne aveva 21. La sua famiglia ha patito un calvario giudiziario di dieci anni per ottenere il diritto di non prolungarle la vita artificialmente, in un paese dove non esiste una legge sul testamento biologico come quella spagnola e che non permette l’eutanasia. 

Che tipo di stato obbliga i suoi cittadini a lottare tanto per un obiettivo così disgraziato? Che tipo di società insulta e maltratta un padre che vede come unico cammino per riconquistare la volontà di sua figlia (la quale aveva espresso con chiarezza il suo desiderio di non voler vivere nelle condizioni che le sono toccate), quello di permettere che muoia di fame e sete? 
Eluana che sorride sulla neve. Eluana con il cappello guardando verso la macchina fotografica. Eluana che si copre con la tenda della doccia, scherzando con chi la stava ritraendo. 

Questa non era la malata di 40 chili, piagata, atrofizzata e irrecuperabile alla quale il padre faceva visita tutti i giorni e che il primo ministro Silvio Berlusconi non ha voluto conoscere, nonostante sia stato invitato. Perchè, lì o quì, è più facile fare leggi contro gli altri poteri dello stato e contro il sentimento comune, se non si affronta la dura verità, questo è lo stato attuale delle cose. La sera in cui Eluana moriva, i politici litigavano come gatti cercando di portar avanti, con urgenza, una legge che la attaccasse per sempre alla macchina, un testo irrazionale, che poi è stato ritirato perchè spaventoso, persino per i medici ultraconservatori. 

Quella stessa sera, la maggioranza degli italiani sceglieva in televisione tra i programmi sul caso di Eluana e il Grande Fratello. Ha vinto quest’ultimo, trasmesso in uno dei canali di Berlusconi. L’audience ha preferito la finzione più dolce e inutile, convenientemente impacchettata e pronta per essere consumata. L’altra finzione, la ragazza mora esultante che in qualsiasi momento si sarebbe alzata dal letto, era troppo difficile da mandar giù.

La Chiesa cattolica, non voleva perdere una partita sul suo campo. Magari si fosse mostrata così belligerante quando venivano bombardate case piene di bambini a Gaza o quando il governo perseguita gli immigrati che scappano dalla fame a due passi dai suoi templi. Dimenticando uno dei principi più belli della sua religione, la compassione per la sofferenza del prossimo, i fedeli hanno montato decine di altarini con la foto della bella ragazza che non esisteva più. Dimenticando anche che Gesù Cristo ebbe la possibilità di scappare ma, avvalendosi della sua libertà personale, preferì seguire il suo cammino, quello di una morte certa.

[Articolo originale di Pilar Garcés]