lunedì 30 marzo 2009

Europa contro crisi: tornano i movimenti

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30 marzo 2009

La grande manifestazione di sabato a Roma dimostra che l'egemonia del berlusconismo non è riuscita a cancellare il dissenso. E mentre alla convention del Popolo della libertà soi continua a rimuovere la crisi economica, in tutta Europa si moltiplicano i segnali mobilitazione dal basso.

Ci sono almeno tre buone ragioni per rallegrarsi della giornata di sabato. Proviamo a elencarle, non in ordine di importanza. 
La prima è che una bella manifestazione, allegra e combattiva, ha attraversato la città, violando i confini del protocollo sui cortei col quale il governo cittadino e quello nazionale avevano provato ad addomesticare le proteste dei mesi scorsi. Dopo i pestaggi di polizia, carabinieri e guardia di finanza alla Sapienza dello scorso 18 marzo, gli studenti dell’Onda, quelli che Renato Brunetta aveva chiamato «guerriglieri», non si sono fatti intimorire e hanno ottenuto di poter manifestare dove e quando gli pare. Non era scontato, per il difficile contesto in cui era nata la manifestazione e perché qualche minoranza si era autoproclamata avanguardia e aveva provato a indirizzare l’Onda dentro alcuni dei gruppi della galassia «sinistra radicale». Gli studenti hanno invece ribadito che l’Onda è anomala e irrappresentabile, che si rapporta spontaneamente con gli altri movimenti metropolitani [gli occupanti di case, i centri sociali e le reti dei precari in primis] invece che con le «organizzazioni politiche». Ecco perché il cuore della manifestazione contro il G14 sul welfare indetta dal sindacalismo di base era rappresentato dallo spezzone di movimento, cioè da quelli che affermano con maggiore convinzione di non voler pagare la crisi. In un momento in cui gli scioperi passano inosservati e si tenta in tutti i modi di limitare l’agibilità nelle piazze, è un risultato non da poco.
La seconda ragione per essere ottimisti riguarda quanto avveniva a pochi chilometri di distanza dalla manifestazione romana: il Popolo della libertà ha celebrato il suo congresso. Com era prevedibile, è stato un teatrino costruito attorno alla figura del Capo, Silvio Berlusconi. Era esattamente il copione che ci si aspettava, un po’ convention aziendale e un po’ talk show. Nessuna idea nuova: il successo di Berlusconi è strettamente vincolato alle sorti della crisi economica. Ecco perchè, a parte qualche passaggio dell’intervento «Dio-patria-famiglia» del ministero del tesoro Giulio Tremonti, nessuno ha menzionato la crisi epocale che stiamo vivendo. Nessuno si è preoccupato di trattare il tema di una recessione che, come ha ricordato l’Ocse, non risparmierà l’Europa. Meglio risventolare l’anticomunismo. Persino meglio affrontare lo spinoso tema del testamento biologico. Ecco perché le destre odiano così tanto le piazze in cui si manfesta il dissenso: ogni populismo per avere successo ha bisogno di mostrarsi come l’unica forma di organizzazione possibile, calata dall’alto, di un presunto «popolo». 
Terza buona notizia: non c’erano solo i sessantamila di Roma, in piazza in questo fine settimana. Sabato a Londra, dove si tiene il vertice G20 sulla crisi, c’è stata la manifestazione organizzata da «Put people first», una coalizione di organizzazioni non governative, associazioni e movimenti sociali. Altre decine di migliaia di persone sono scese in piazza in analoghe manifestazioni in Germania, a Berlino e Francoforte. La manifestazione di Londra, alla quale hanno partecipato persone giunte da tutto il mondo, era stata convocata da 150 fra sindacati, gruppi pacifisti e ambientalisti. Nei prossimi giorni le prostese si intensificheranno. Mercoledì 1 aprile quattro street parade attraverseranno la capitale inglese per convergere verso la City e la Banca d’Inghilterra. Nel pomeriggio avrà luogo l’Alternative G20 Summit. Per le prime ore del mattino del giorno successivo, Stop the war coalition ha lanciato un’azione di disturbo agli hotels dove i G20 sono ospiti.